domenica 27 febbraio 2011

Evviva.

Senti senti.

Il premier ha urlato, ho sentito alla radio adesso mentre stiravo, ha urlato che le scuole pubbliche non educano bene, perché gli insegnanti della scuola pubblica inculcano agli studenti valori diversi rispetto a quelli che vogliono inculcare i genitori. E che è giusto, ha detto, che i genitori scelgano a quali scuole far andare i propri figli e quali idee siano loro inculcate.
(Cito a memoria, ma è fresca, non s'allontana tanto dalle parole esatte, l'ho sentita qualche minuto fa).
Lasciamo perdere per adesso l'ennesimo attacco alla scuola pubblica (e ai suoi insegnanti, tra cui IO) e lode a quella privata, perché mi sale la colazione del 52 che non ero ancora nata. No.
(eventualmente però vi rimando qui e qui).
Mi fermo a riflettere su questo, invece, altrettanto grave e pericoloso: educazione, per il premier, è inculcamento.

Evviva.

venerdì 25 febbraio 2011

Azioni apparentemente banali in una bella giornata di sole

E' una giornata di sole e succede che decido di andare a lavare la macchina, che è un gesto semplice semplice, di per sé. (No, non voglio parlare delle condizioni della mia auto, sorvolerò, altrimenti dovrò citare quella volta che l'ho trovata al telefono che cercava il numero azzurro dell'auto, il wwf della macchina da signora, il sindacato delle utilitarie, un aereo per andarsene. No dai, che non sono bei ricordi).
Andare a lavare la propria auto in una giornata fredda di febbraio viene in mente mica solo a me. Via tutto il grigiume della neve dell'inverno, facciamo questa cosa che ci fa sentire vicina la primavera, che profuma l'internamente, che scaccia il malumore!
E' una cosa semplicissima: passaggio sotto le spazzolone, getto asciugante, la cinquanta cent per l'aspirapolvere, carta per asciugare le goccine in più, stofinaccio per gli interni, tempo mezz'oretta ed è tutto finito e te ne torni a casa con la tua auto pulita e profumata come nel lontano non mi ricordo. Giusto?
No. Niente vero. Errore.

Tutto ciò che è semplice diviene incredibilmente complicato se parcheggi la tua automobilina per le operazioni secondarie al lavaggio esterno di fianco al truzzo della macchina, che è lì già da un po' che traffica.

Ora:

Il truzzo dell'auto è un ragazzo dalla faccia simpatica, con i capelli lunghi come i miei, legati in una coda bassa spettinata distratta come la mia , con una utilitaria come la mia (ma nera) e che oggi ha avuto un'idea come la mia. Eccoci qua, ecco cosa rende un semplice gesto come lavare l'auto una cosa particolarmente complicata.
Il truzzo della macchina ha le portiere aperte, si muove sicuro, è serio e concentrato nel suo aspirare certosino OGNI anfratto della sua auto. E dalla sua auto non esce la musica di Nora Jones, che io avevo (poveraccia) in mente di mettere mentre mi aspiravo la mia. No, il truzzo della macchina è un uomo che sa capire il momento amare la vita giocare col vento, è un uomo che sa le cose, conosce i segreti, non ce n'è, lui sa tutto e sa ad esempio che per lavare bene la macchina ci vuole la musica techno, che tiene rigorosamente a volume alto e che fuoriesce dall'abitacolo ritmando il nostro lavare nel tramonto (è davvero molto romantico tutto ciò, ma lo dico proprio perché è vero).

Il truzzo della macchina ha l'auto più accessoriata di una settantenne che va a ballare il liscio, dentro e fuori. Tutta cromata pulita lucida, brilla da far male agli occhi. La mia no, c'ha anche uno striscio nerognolo in una fiancata preso una volta in un momento che stavo non mi ricordo. E insomma mentre prendo timidamente lo straccetto per asciugare le goccine in più, sento lo sguardo distratto del truzzo della macchina poggiarsi sui miei strofinamenti secchi, sento salire dentro il massimo dell'inadeguatezza interiore, ogni mio gesto è sotto stretta sorveglianza, ed E' SICURAMENTE SBAGLIATO. E mentre io asciugo le goccine, aspiro gli interni, strofino qui e lì, sento lo sguardo compassionevole (per l'auto) e di pena (per me) del truzzo della macchina. In fondo lo stimo, la sua auto lo seppellirà, per come la tratta. Io ci parlo, con la mia, per dirle che le voglio bene, che ci tengo. Ma lei sa che il truzzo ama di più la sua, si vede proprio, e la mia inadeguatezza sale.
E' molto simpatico, il truzzo, nonostante gli sguardi di pena, perché quando con il mio culone ho chiuso la mia portiera che sfortunatamente ha incontrato nel chiudersi la sua testa chinata a lavare non so quale piccolo angolino in basso nascostissimo della sua auto, non ha imprecato e non mi ha dato uno spintone per ricambiare. Gli ho detto Odido scusami e lui ha detto Scusa tu e io ho pensato Scusa cosa? che ti stavo decapitando. Come sei buono, truzzo.

Lo schiaffo finale dell'inadeguatezza è avvenuto quando ho finito molto prima di lui pur essendo arrivata molto dopo, e lui invece era ancora là che lavava, anzi, aveva preso il pennello e aveva un secchietto in mano e stava spennellando le ruote. Niente, sono indietro, indietro.

Comunque oggi lavando la mia auto a suon di techno ho capito una grande verità: l'anzianità di una macchina si calcola contando il numero di aghi di pino inficcati nella moquette e nei tappetini.
Almeno dove abito io, che è pieno.
(Se poi li trovi anche nella tapezzeria dei sedili, in quel caso l'auto va direttamente portata in un museo).

venerdì 18 febbraio 2011

Dai, ce la faccio

- Ciao
- Ciao
- Come stai?
- Sono molto triste.
- Oddio, mi dispiace!
- Ho bisogno di chiacchierare un po', ci sei?
- No, cavolo! Sono di fretta, ho un sacco da fare, ma mi libero tra due giorni. Riesci a restare triste fino ad allora?
- Non lo so, io sono triste oggi, ma se proprio non ce la fai, dai, resisto e cerco di rimanere triste per qualche giorno.
- Brava!
- Senti, se proprio non ce la faccio, magari interrompo e poi però torno tristissima per quando ti liberi.
- Sarebbe perfetto!
- Ok, allora ci sentiamo tra due giorni. Ti cerco io.
- Resisti eh!
- Sì sì, son bravissima a resistere.

lunedì 14 febbraio 2011

Scusi Lei, è qui che si festeggiano gli innamorati?

Io S. Valentino non l'ho mai festeggiato. Primo perché fino a vecchiarda età non ci ho avuto il morosetto, a S. Valentino. Secondo, magari il morosetto ce lo avevo avuto, ma era scaduto qualche mese prima. Oppure era un proprio un anno brutto brutto. Comunque mai che sia caduta la coincidenza di avere il morosetto a S. Valentino.
Poi in vecchiarda età mi sono fatta il morosetto serio, che infatti è quello sopravvissuto finora, e siccome eravamo tutti e due un pochino così, che non ci interessava festeggiarlo, non lo abbiamo mai festeggiato. Non son mancate le cose romanticose nel calendario sparso, eh. Gesù vi vedo, non abbiate pena!
Però oggi ho deciso che volevo sfatare questa cosa qui snob di non fare la festa agli innamorati, e allora, a modo mio, ce l'ho fatta. Festa. Agli innamorati.

Così mi è uscita una poesiola che gronda amore.
La poesiola fa così:

Se tu fossi qui con me
andremmo a vedere insieme
quello spettacolo
che ci piace a tutti e due.


Se tu fossi qui con me

ti preparerei una fetta di pane con la nutella

e tu mi diresti grazie

e poi te la mangeresti

e mangiandola

punteresti i tuoi occhi su di me

ché vuoi mangiare anche me

(anche pieno di gratitudine).


Se tu fossi qui con me

dopo la fetta di nutella e la gratitudine

faremmo l'amore.


Se tu fossi qui con me

ti direi ti amo

timidamente

anche tu me lo diresti,

forse mi diresti
Anch'io
che non è proprio la stessa cosa

ma fa lo stesso.


Se tu fossi qui con me

ti laverei i piedi.


Se tu fossi qui con me

giocheremmo al gioco dei nomi

io ti dico un cognome di uno famoso

tu mi dici il nome

e poi viceversa

e chi non lo sa perde

e paga pegno

(cioè lo pago sempre io

perché sono un po' capra

non so niente di solito,

tu invece sai sempre tutto).


Se tu fossi qui con me

potremmo fare tutte quelle cose che fanno gli innamorati

i bacetti sul collo

io che mi siedo su di te

i brividini.


Se tu fossi qui con me

ti direi

resta sempre.


Se tu fossi qui con me.


Ma tu non sei qui con me
.
No.

Perchè adesso tu sei con quelLA PUTTANAAAAAAAAH.


Colgo l'occasione per fare tanti auguri a tutti gli abitanti del globo terracqueo che amano.

venerdì 11 febbraio 2011

Messaggi in codice

Dedita alla pulizia interiore del coso qui, del portatile, tra smoccolamenti e inadeguatezze varie della sottoscritta, lui ad un certo punto se ne esce così
"D:\".

Che va bene tutto, eh, per carità. Sei complesso, e io non so notoriamente una cippa di te, siamo due mondi lontani, non ti capisco, non ti so prendere proprio.

Però, coso, deciditi, delle due l'una: o ti fa ridere o ti scoccia dabbestia.

sabato 5 febbraio 2011

Non fa una piega

Ieri ho rotto uno specchio.
Chi era lì con me mi ha chiesto se sono superstiziosa.
No, le ho risposto.
Per fortuna, mi ha detto.

La Fortuna di non essere superstiziosa batte Sfiga dello specchio.

Credo che tutto ciò abbia qualcosa di veramente meraviglioso al suo interno.

Ragioniamo:
se fossi superstiziosa, la tradizione vuole che la cosa mi porterà sfortuna per sette anni e il solo fatto di crederlo, quindi, mi farebbe leggere gli accadimenti futuri della mia vita come sfighe dovute o strettamente legate a questo episodio dello specchio.
Il fatto che non lo sono, quindi, mi farà pensare, rispetto a ciò che succederà di qui in avanti, che sono eventi legati semplicemente al vivere, a scelte, al caso eccetera, niente di diverso da prima che rompessi lo specchio.
Non è una sfortuna, non è una fortuna.

Diverso è, invece, per chi era con me, perché per costei il fatto che io non sia superstiziosa è una fortuna. E questa fortuna che ho, di non essere superstizisa, batte la sfiga dello specchio.



(Mi scuso per aver spiegato il ragionamento, non si sentano offesi i lettori, l'ho fatto più per me stessa. Come quella volta che all'università la professoressa di Pedagogia ci tenne a dire che un altro va scritto senza apostrofo, ci pregava di scrivere le relazioni in modo almeno grammaticalmente corretto, non prima di scusarsi sinceramente con malcelato imbarazzo per dover spiegare ciò che riteneva una ovvietà, visto il livello d'istruzione in cui ci trovavamo)