venerdì 1 ottobre 2010

Quello che vuoi

Quando hai tre anni ti danno un foglio completamente bianco, dimensione A3, le tempere, e tu ti puoi sfogare e fare quello che vuoi. Lo chiameranno "disegno libero". E se ci dai di palmo di mani di dita di braccio; e se ti sporchi dal naso alle scarpe; e se il disegno cambia, che prima è un cerchio di un colore solo, e poi diventa via via un ammasso di colori; e sempre di più, sempre di più; e se poi colorando ci provi un tale gusto che colori con tutto il corpo e allora ci metti trecento colori; e se alla fine, dai dai, l'A3 è tutto un pastrocchio marrone che gronda tempera in ogni dove...

fa niente.

Stai sperimentando. E' bellissimo, ti diranno.

Poi cresci e il foglio che ti danno diventa un A4, ancora bianco, ma solo ogni tanto sarà un disegno libero. Per lo più ti chiederanno un disegno dei tuoi genitori, del tuo amico, della tua scuola, della cosachetièpiaciutadipiù.

Cresci ancora, poi, e ti trovi a scrivere su dei quadretti di un centimetro in fogli tutti attaccati tra loro. Si chiama quaderno, ti diranno, e devi andare dalla prima all'ultima pagina, in ordine. E devi fare quello che ti chiedono, per lo più. Se sei fortunato (molto), quando sbagli non strappano il foglio e non ti fanno rifare tutto da capo.

Poi cresci ancora, e ti trovi con i quaderni con il margine, certe righe stranissime e i quadretti sono ancora più piccoli.
E più cresci, più i quadretti si restringono, anche le righe cambiano e continuano ad esserci i margini; e se non ci sono più i margini è perché hai imparato da solo a rispettarli. Intanto il foglio è sempre più piccolo e pieno di bordi e righe e quadretti. E tu ormai hai imparato come si fa. E l'hai imparato talmente bene che ti viene naturale, così naturale che è una cosa che fai senza nemmeno pensarci. Di stare dentro i quadretti, di scrivere dritto dentro le righe, di non uscire dai margini (addirittura sei così bravo che li vedi e li rispetti anche quando non ci sono).

Poi.
Poi magari un giorno (sei diventato grande) succede che ti danno (o ti prendi) un foglio A3 bianco, tempo e ogni strumento possibile e immaginabile. E poi ti dicono (o ti dici): sei libero, fai quello che vuoi.

E tu vai nel panico.

22 commenti:

  1. io una volta all'asilo nido ho fatto dei disegni su un foglio grande e sono stata bravissima (ma avevo tipo trentatre anni)

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  2. Io ricordo una bimba che il disegno libero lo faceva sul suo viso....e lo chiamava....trucco!
    Chiedendo sempre però ,il permesso alla mamma.
    Era, ed è ,adorabile.

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  3. Grazie, anonimi. :)
    Chiara, te sei avanti proprio!

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  4. Io i margini non ho mai imparato a rispettarli. Anzi: da piccolo - ma mica tanto, tipo alle medie - cercavo di far entrare più parole possibile in una riga, e c'era sempre una sfida fra la riga precedente e quella successiva. Il record europeo indoor di parole scritte in una riga di foglio protocollo appartiene a me: 56. Ho lottato a lungo per stabilire anche quello outdoor, ma finiva sempre che qualcosa mi distraeva e scrivevo largo e intanto guardavo, chessò, un uccello o anche semplicemente un cane che inseguiva un sacchetto di plastica.

    Tutto il resto sì. Cioè: anch'io ho fatto tutta la trafila. Ma ancora non me l'hanno mai dato un foglio A3 intimandomi di fare un disegno libero. Grazie per la dritta, quando me lo chiederanno sarò preparato.

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  5. bellissimo l'inizio ma il finale troopo veloce e poco curato... peccato

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  6. Troppo veloce e poco curato... come la vita, a volte.
    Metafora geniale! Bellissimo post.

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  7. io questo post l'ho letto e riletto.E lo leggerò e rileggerò ancora e ancora, perchè è bellissimo.

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  8. Grazie a tutti.
    "Finale troppo veloce e poco curato": può essere. I miei finali sono spesso veloci e poco curati. Grazie del commento, ci penso.
    :)
    (peccato che tu sia anonimo, però)

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  9. brava....m'è piaciuto!

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  10. volevo solo dire che questo post è meraviglioso

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  11. come diceva quel detto? i margini esistono per essere infranti.
    ~Spocjo

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  12. Ma fuori dai margini che cosa c'è?

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  13. Sono l'anonimo delle 13:25...
    "Troppo veloce e poco curato" era solo l'aggancio al commento precedente: a me il finale pare perfetto così com'è! Incisivo.
    E il post l'ho letto e riletto... bellissimo!
    Laura

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  14. "I margini esistono per essere infranti".
    "Ma fuori dai margini cosa c'è?"
    Superato il panico, forse altre avventure, altri costi, altri margini da infrangere. E avanti ;)

    (Grazie Laura :) )

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  15. Certe volte prendi la tua tela impiastricciata di colori che non ami più e con una sottile sensazione di paura la strappi.
    Ne prendi una nuova, il tuo tempo, nuove sensazioni e desideri, nuovi colori e, senza alcuna idea di come metterai tutte queste cose insieme rimani incantato ed impaurito davanti alla libertà...
    Qualcuno dice che hai sbagliato, che il vecchio disegno non era tanto male, ed in alcuni brevi attimi ci credi anche!
    Ma se l'hai strappato c'era un motivo e chi ti dice il cotrario non ti ama.
    È questo che devi ricordare e troverai subito l'entusiasmo ed il coraggio della prima pennellata, e a quel punto impiastricciarti tutto, di nuovo, è un attimo...
    Sara

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  16. Ma com'è possibile che in questo blog...sono splendidi sia i posts (al plurale si usa la S?...mah...vabbè...ci siamo capiti...no?... :D )...che i commenti?...

    Bello...proprio bello questo posto...me lo segno tra quelli da frequentare spesso... ;)

    ...un abbraccio a tutti...

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  17. Ognuno c'ha i lettori e commentatori che si merita, l'ho letto una volta in un blog di una blogger. E io sono molto orgogliosa dei miei, che poi spesso ci faccio anche il caffè.

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  18. ...e allora eccomi...pronta al caffè...(che poi non lo prendo...ma un tè...o un cappuccino...o una cioccolata calda...o du' spaghi...o quello che ti pare...va bene lo stesso...no?... :P )... ;)

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  19. Ma chissà perchè questo tuo post me l'ero saltato e meno male che l'ho recuperato perchè m'è piaciuto... E c'hai ragione sul panico da A4biancoefaiquelchevuoi... Un sacco ragione.

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  20. Emozionante.
    k bello riuscire qua e là ancora a trovare qualcosa che non sia banale nel significato, nella lezione che impartisce, ed allo stesso tempo sia così scorrevole e originale nella scrittura.
    Complimenti, mi hai colpito molto, e non è facile.
    Stefano Barney Lasve

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