lunedì 30 giugno 2025

basta un gatto e tutto il mio pacifismo va a fars

Il mondo è più impazzito del solito, diciamo che corre a ritmo crescente verso la follia totale, esseri umani potenti fanno scelte indecenti portandoci verso non si sa bene cosa, ma tutto è tranne qualcosa di costruttivo, e ora io e il mio pacifismo (sono cresciuta a latte e pacifismo, a scuola, in casa, in giro, tra gli amici, pace pace pace, pace sempre), siamo un po' confusi, siamo tutti confusi, non si capisce più niente, non è possibile che succeda ancora, nonostante la lezione del novecento, e poi inorridisco, e mi sento impotente, arrabbiata, non ci credo, non mi capacito, mi incazzo, cerco di capire ma non ci riesco, non ci sono giustificazioni valide, non mi bastano più la storia, l'economia, gli interessi, le analisi: come lo guardi è uno schifo inaccettabile e per me, oggi, incomprensibile.

Poi.

Poi c'è sto fatto che abito in campagna e da quasi un anno ho un gattino che però tengo in casa, può uscire sul balcone e in una tettoia, fa qualche giretto, guarda giù, guarda gli uccellini, cattura lucertole, è un gatto abbastanza felice. Se non fosse che da questa primavera il mio gattino viene bullizzato, attaccato, stressato, odiato e minacciato da un gatto nero randagio che lo ha puntato perché evidentemente lo vive come una minaccia al suo territorio: sale in terrazza e lo attacca (lo ha ferito come solo i gatti sanno ferire), sale sul davanzale della finestra e lo attacca, lo rincorre fino in casa e lo attacca. E gli fa davvero male. Una sera, nonostante il caldo, mentre stavo lì a guardare la tv, avevo chiuso la finestra a vasistas perché ero terrorizzata da un suo attacco (anche in questo momento lo sono) e per evitare l'ennesimo sfregio del micio; e mentre mi stavo per addormentare, perché la tv o fa schifo o fa addormentare,  sento il mio micio fare un ringhio verso la finestra (cosa ringhia? Lo sa benissimo di essere un sottone senza speranza). C'era  il gatto nero randagio dall'altra parte. Siccome non poteva entrare, si è lanciato contro il vetro con violenza (mado' che carattere), sbattendo forte e poi andando via, facendo rischiare un infarto a me e forse anche al mio gatto, che tra l'altro ha anche dei problemi di cuore, ma questa storia è già triste così senza che io infierisca. Ha anche la coda mozza e storta, devo ammettere. Però è bellissimo, il mio Peppino. Sì, si chiama Peppino. Sono stressatissima. Non so più come difenderlo. Un giorno ho preparato una bacinella di acqua in terrazza e quando la bestia è arrivata per attaccare Peppino, gli ho rovesciato la bacinella addosso ma quello è svelto come la polvere ed è scappato, e io ho rovesciato tutta l'acqua sopra le poltrone del balcone senza che lo toccasse una goccia. Vince sempre lui.

Ma torniamo alla pace. Ieri, pensa che ti ripensa a come fare per dissuadere il randagio a venire a sfregiare il mio gatto, ho comprato un Nerf, quelle pistole ad acqua che spruzzano acqua,  ho pensato GLI SPARO. Sono tornata a casa con un gas che non so dire, ho caricato il nerf di acqua e mi sono appostata in casa in agguato aspettando quella bestia, pronta a colpirlo. Perché un po' lo odio. So che fa il suo alla fine, è un gatto, ma io lo odio, non ci sono margini di dialogo con lui. Peccato che questo Nerf abbia una potenza di spruzzo imbarazzante, un doccino per bambini di tre anni, però fa lo stesso, i gatti odiano l'acqua e così mi ritrovo a girare per casa con questo fucile dallo spruzzo imbarazzante. Sembro Lara Croft: mi apposto dietro ai muri e guardo fuori, come nei film, aspettando che la bestia attacchi per attaccarlo, BESTIA MALEDETTA. E MI CARICO MI CARICO MI CARICO, BASTARDO VIENI VIENI.

Cosa c'entra adesso però questa storia con la pace. C'entra, perché mentre facevo questa cosa da film di bassa lega, con gli appostamenti per casa tutta armata, dentro di me c'era un certo piacere della guerra, la voglia di vincere, stravincere, farlo tremare, fargli male anche, molto male, non ucciderlo ma fargli male, anche all'orgoglio, fargli capire chi comanda, il potere di dire Bestia maledetta hai perso e io ho vinto, non ci avrai, io difendo la mia casa il mio Peppino la mia tranquillità la possibilità di guardare questo schifo di tv e addormentarmi senza avere un infarto perché tu hai questo desiderio di dominio su Peppino e sul territorio.

E mentre pensavo queste cose, attenzione, mi sono osservata fare Lara Croft in giro per casa ben armata, che anche quando mi sedevo a mangiare tenevo il fucile sul tavolo pronta con la mano sopra, con un gusto tutto particolare dentro di me per la guerra contro questa minaccia, con una voglia intrinseca di vincere. 

E non lo so, guardando il mio gusto per questa cosa mi sono un po' fatta schifo, ma mi sa che facciamo tutti un po' schifo, lo abbiamo dentro e senza mediazione della cultura, di senso critico verso il mondo e verso di noi, siamo tutti fritti, perché io l'alternativa con questa bestia non ce l'ho, non mi è venuta in mente e mi sento fallita, questi due gatti sono gatti, sono territoriali, sono nemici e io non credo riuscirei a farli diventare amici, quello là litiga con tutti in campagna per il territorio, sento i versi da casa, e anche con Peppino fa così nonostante, poveretto, lui non sia davvero una minaccia (credo io, ma che ne so io di gatti alla fin fine). Mi sono armata per la battaglia per il mio territorio anziché, che ne so, mettere del cibo anche per lui e attirarlo con le buone, farmelo amico... NO MAI BESTIA! Vedi? A volte penso che noi esseri umani non ce la possiamo fare.  E' dentro di noi. Se non siamo forti davvero, se non veniamo a patti sempre questa parte bestiale che abbiamo dentro, sempre e non solo dopo la tragedia, se non la vediamo e la calmiamo ragionando, ogni volta come se fosse la prima, cercando ogni alternativa, con ogni mezzo, se non ci proviamo, se non ce la mettiamo tutta, siamo fritti. E infatti lo siamo, e la storia lo insegna. Non impariamo mai, e non riusciamo proprio a tenere alto nelle nostre vite il difficile discorso della pace. 

O forse sì.



giovedì 26 giugno 2025

meno caldo

Per fare qualsiasi cosa (e ce ne sarebbero) sto pensando di rimandare a quando sarà meno caldo. Non so se mi alzerò dal divano prima di ottobre. 

giovedì 18 luglio 2024

che discorsi che fai

Vorrei dare un nome alle piante. Tu parli alle piante? Sì sì, ma succede di più che sono loro a parlare a me. Ho sete, sento. Tieni, bevi. Ho paura del gatto. Ma il gatto non c'è più, le dico. Eh ma io ho il ricordo, mi mangiava, ho ancora paura. Cresci tranquilla, le dico, il gatto non c'è più. E dopo lei cresce tranquilla. Dopo se le do un nome, tipo Gilda, le dico Gilda, ti trovi bene dove ti ho spostato, nella finestra della camera? Sì Sì, mi dice. Brava, dimmi eh, se c'è qualcosa. Vuoi compagnia? ne prendo un'altra? Sono piena di piante, ho un problema, forse, che ogni volta che vado al supermercato porto a casa un pianta, magari dovevo comprare la gomma da cancellare per fare le parole crociate a schema libero con la matita e la gomma, ma l'ho persa, dico vado a comprarla, esco apposta di casa anche se è una tortura, fa caldissimo, entro al super, la vedo, m'innamoro all'istante, sono rapita, la prendo, la compro, è una pianta bellissima, sento che mi dice: portami a  casa con te portami a casa con te, cosa fai, non la prendi? La prendo e vado a casa, e a casa dopo che l'ho appoggiata sul tavolo e  la guardo e ci guardiamo e mi sorge una felicità interna, ciao le dico, benvenuta, sei a casa, ti presento alle altre, e poi mi accorgo che non ho comprato la gomma da cancellare, allora alzo gli occhi al cielo, ero felice che avevo appena presentato la nuova inquilina alle altre amiche, avevo fatto il giro da tutte, che poi sono gelose, ero felice, invece mi maledico, do i pugni al tavolo, niente gomma, ma perché, perché? adesso non ho più voglia di uscire, adesso devo rinunciare a fare le parole crociate, che è l'altra dipendenza bella e buona che ho, dopo quella di comprare le piante, che è più una compulsione, ma non stiamo a fare i precisini. Quindi casa mia è piena di piante, e libri, e parole crociate a schema libero. Secondo me si parlano, tra di loro, hanno un linguaggio segreto pianta-libro, ogni tanto sento i discorsi, non so se sono nella mia testa, è possibile, visto che vivo con loro deve essere che conosco la loro lingua, ormai. Ai libri dico: ci siete tutti? E loro mi dicono Sì. Vigliacchi, chi non c'è non può rispondere, fate i furbi. Quando sono tornata dalle vacanze, mi sono accorta che erano un po' tristi, le piante. Adesso sono serene. (nel frattempo ho ammazzato una zanzara). Niente gatti, per ora, e io sono tornata, do da bere, fa tanto caldo, un po' di acqua io, un po' di acqua loro. Di sti tempi, oh, non basta mai. Delle volte penso: adesso le affogo. Invece bevono che bevono. Non basta mai, che caldo.  Delle roselline, rosse, per esempio, erano quasi morte, svaso, nutro, incoraggio, adesso voglio vedere, ma ce la fanno, sento il coraggio, la tenacia. E anche un'altra pianta, io lei non la capisco, comunque è risorta, ha avuto un brutto momento, poi l'ho messa un po' da sola, mi ha detto: ho bisogno dei miei spazi. Adesso sta bene, ha anche fatto dei fiori. L'accetto così com'è, ha il suo carattere, cosa vuoi. Quindi adesso: nome.

mercoledì 17 luglio 2024

spiaggia libera

Mi piace molto, la spiaggia libera, liberi di piantare l'ombrellone dove ci pare, senza geometria, la spiaggia libera ha la geometria quella che si dice: irregolare. E' tutto un disordine, da vedere, colorato. Mi piace la spiaggia libera, c'è delle persone come me, selvatiche. Argomenti della spiaggia libera: politica. Va male tutto, riassunto delle politiche precedenti, nomi cognomi era meglio prima no guarda non lo so forse era peggio comunque è tutto uno schifo. Telenovele: che ho saltato anche la ginnastica, che dovevo sapere se poi alla fine la nuora ha deciso di abortire che il marito non sapeva niente che il bambino era dell'altro. Bella bella bella guarda che bella che è la devi guardare. Il marito della narratrice di telenovela corregge quando lei sbaglia il racconto, col berretto bianco di paglia calcato in testa, corregge con gli occhi chiusi, seduto immobile, fa caldo, prende il sole sotto l'ombra. Allora lei sì, dice, spiega tutto dall'inizio, in dialetto, un piacere ascoltare. Argomento: il cibo. Ricette. Ristoranti. Bello, brutto, lontano, vicino, pago troppo, pago poco. Argomento: che ieri siamo andati a balare il lissio, pettegolezzi su varie altre persone. Argomento: preoccupazione per il mondo come va, per i nipoti, come faranno, non lo so.  Argomento: gioco a carte: le signore si insultano perché non cali mai la carta che mi serve, cala quell'asso, cazzo! Dice cazzo, la signora over sessanta, è piacevole sentire cazzo da una over sessanta, ti senti parte dell'umanità tutta. Argomento: uno parla sempre lui, gli altri ci provano, a intervenire, ma non c'è spazio,  poi uno gli dice, a quello che parla sempre: ma dì qualcosa anche te, che stai lì sempre zitto. Eh, dice la moglie, mentre gioca a carte ma l'orecchio è dappertutto a trecentosessanta gradi, eh, fallo stare zitto un po', a lui là, ve', prova te. Lui sta zitto, ma poco poco. Te pensa a zughé.

 Domani ci torno.


domenica 14 luglio 2024

apro google

Poi apro google, per noia, i social non ci vado, apro google, mi suggerisce: 11 libri di crescita personale, allora mi vien da pensare ma io, io non voglio mica crescere, personalmente.

Quindi io, questa cosa di contare gli anni che passano, che dicono che sono gli anni che hai, io adesso penso che è una cosa molto italiana, non lo faccio più. Quanti anni hai? Non lo so mica, dirò. Ha importanza? Non credo. Fai te, dirò, mi va bene tutto, pensala come ti pare.

domenica 19 maggio 2024

Buona serata

Buona serata. Grazie. Cioè, insomma, non lo so, credo, mi sembra di sì. Mangio tonno e insalata in terrazza, guardo lontano, tutto campi. Con chi, dici?  C'è il tramonto, rosso, poi c'è un fringuello che fa dei numeri, sta su un fico, ogni tanto vola che sbatte le ali forte, forse mangia le zanzare. Ceno con il fringuello, io tonno e insalata, lui zanzare. Magari non è un fringuello. Non lo so, è molto carino, ogni tanto viene davanti alla porta finestra a sbattere le ali forte, io lo vedo, sembra che mi voglia salutare, siamo amici. Con chi sono, dici? Se sono sola? No, è pieno di alberi. Mia mamma dice: non sei mai solo in mezzo agli alberi; che è vero, prova. Poi c'è il fringuello e il tramonto. Io, questa vita, che bello; sì, è una buona serata, buona serata anche a te!

mercoledì 1 maggio 2024

delle volte

Delle volte penso, la terra, non va poi mica da nessuna parte. Nemmeno io, infatti. Delle volte la vita mi commuove.

mercoledì 14 febbraio 2024

un campo, un albero

Grecia, otto anni circa, spiaggia (libera). La notte, poca luna, il cielo, immenso, non c'era posto tra una stella e l'altra e la via lattea, tantissima. Io guardavo. I grandi si stupivano, ricordo, dicevano Guarda che roba. Io invece dicevo E' normale, è lì da sempre.

L'ho dato per scontato, così tanto cielo dico, e le stelle.  Era scontato. Era lì, lo avrei visto sempre, tutto quel cielo.

E invece no. 

Respiro. Un campo, un albero, un canto d'uccelli. Alba, tramonto. Ascolto, osservo. Contemplo.

lunedì 12 febbraio 2024

del linguaggio e di ciò che ci racconta

"Soggetti e soggette, buonasera".



 

martedì 18 aprile 2023

ho sentito piangere una lumaca

Che nella vita, ve lo dico, c'è un prima e un dopo l'aver sentito piangere una lumaca, soprattutto per come è successo a me, vi racconto, stamattina a scuola un bambino è arrivato con una lumaca dentro una bottiglia di plastica, le aveva messo dentro anche delle foglie, era un regalo per una sua amica (nuova generazione della seduzione: una volta mazzi di fiori, adesso cesti di lumache), e questa lumaca è stata con noi tutta la mattina, di braccio in braccio, vicino alle costruzioni, ai disegni, alle bamboline, e io la guardavo e soffrivo per lei tanto che ad un certo punto mi sono immedesimata, mi è venuta anche la nausea, l'ho detto ai bambini, per favore liberatela nel prato, non è giusto, ma niente, la lumaca doveva restare là per il pubblico sguardo a girare per i tavoli dentro la bottiglia, la violenza dell'acquario, e insomma ad un certo punto sento un sibilo. E niente, lo ignoro. Poi lo sento di nuovo, so che non è un mio acufene, conosco molto bene tutta la sinfonia dei miei acufeni, è un sibilo esterno, dico alla mia collega Senti il sibilo? Sì, lo sento, bambini tutti zitti. E il sibilo non c'è. Poi siamo andati in giardino, la lumaca sempre nella sua bottiglia e non so perché loro hanno deciso che era ora di liberarla e l'hanno liberata. E allora io e la mia collega abbiamo capito che il sibilo era il suo pianto. 

Fine.

Sono giorni strani.