È successo più o meno così: in tre anni, dal 2009 al 2011, ho pubblicato tre libri piccini per bambini, tre piccole storie di una bimba, Sara, un po' poetici un po' surreali un po' me. Fino al 2013 circa li ho presentati ovunque con un gran dispendio di energie e tantissima soddisfazione, dopodiché il crollo, la nausea, il non poterne più, l'aver fatto il pieno.
E però.
E però girava nella mia testa una quarta storia di cui sapevo solo alcune cose. La primavera scorsa ho disegnato alcune tavole ma non avevano il verso, non avevano nessun collegamento tra di loro, non trovavo il filo nonostante fosse proprio un filo a legarle insieme e a dare continuità. Soffro l'imbarazzo e il senso di inadeguatezza nel non essere illustratrice e nel voler insistere a illustrare le mie storie ma un amico mi disse che erano belle, che parlavano ai bambini, e queste parole me le sono tatuate dentro.
Quella stessa primavera sono successi diversi casini che mi hanno, diciamo, distratto dal disegnare e il tavolo è rimasto lì con pennelli colori matite carta abbandonati, un fermo immagine da fuga per terremoto. Non riuscivo né a pulirlo né ad usarlo e tutto questo mi metteva in crisi.
Mi sono detta aspetta.
Nel frattempo cercavo ostinatamente di inventare questa storia e ne venivano fuori oscenità e banalità. Non funziono così, devo rassegnarmi.
Verso dicembre ho deciso di liberare il tavolo. Mi son detta che se non deve succedere non succede e stop, via tutto, pulizia. Metto tutto via e amen. Abbandono il progetto.
Ne parlo con un'amica che mi dice (stupendomi non poco) che mi bada, che ci sono persone che aspettano un'altra storia, lettori affezionati. Stessa cosa succede di lì a poco ad una cena con amici .
Ne parlo con un'amica che mi dice (stupendomi non poco) che mi bada, che ci sono persone che aspettano un'altra storia, lettori affezionati. Stessa cosa succede di lì a poco ad una cena con amici .
A Natale regalo una copia del secondo libro ad un'amica. Quando ci incontriamo di nuovo mi dice ma sono i tuoi? e che i miei libri li conosceva benissimo e che le piace un sacco il segno e fanne un altro dai dai dai eccetera. Un'altra mi telefona e mi racconta che il figlio adora i libri di Sara che lei tiene "in alto", come reliquie. E tutto questo, nonostante farmi un gran piacere, aumentava la mia ansia.
Poi un giorno, facendo le pulizie, mi è apparsa la storia, tutta. Io non so dirvi perché dando lo straccio sotto al tavolo della sala io abbia sempre le migliori folgorazioni creative, ma è così. Funziono così. Ho ritirato fuori tutto, ho preparato il tavolo, sono andata a comprare la carta e in poco tempo la storia è nata. E tutto è filato dritto (tranne il fatto che la forma delle tavole non l'ho decisa io, ma la storia).
Oggi ho consegnato le tavole alla mia adorata editrice (senza la quale tutto questo non sarebbe possibile) e a breve si va in stampa.
Quando le ho detto che sono passati cinque anni dall'ultimo libro non ci credeva nemmeno lei.
Si riparte.
a saperlo, che bastavano le pulizie di pasqua!
RispondiEliminaBrava.
RispondiEliminaA prescindere.
Grazie Luca. Chiara, in effetti la primavera in un verso o nell'altro mi stravolge sempre.
RispondiElimina