lunedì 3 gennaio 2011

Il re piccolo ciccione

La notte a cavallo tra i due anni, quello che se ne è andato e quello che deve ancora farsi, ho fatto un sogno strano. E' il sogno di un uomo, e questo uomo è come un piccolo re, e questo piccolo re entra in una porta. E questa porta è una porta strana, non apre e non chiude niente, non tiene fuori nulla e non contiene un dentro, è una porta nel mezzo del vuoto, come una porta nel deserto, o nella prateria, o nella steppa desolata, desolata ma non triste, questa porta schiaffata lì nel mezzo e il perché non si sa, non è dato sapere. C'è questa porta banale, lì, socchiusa.
Ho fatto questo sogno strano che questo piccolo re ciccione con il mantello rosso e i rubinicherubini oltrepassa questa porta e da quel momento, d'un tratto e senza spiegazione alcuna, da quel momento si dimentica dei colori, proprio di tutti i colori, dell'esistenza di tutti i colori del mondo. Dopo che è passato da quella porta, questo strano piccolo re vede tutto grigio.

Poi non mi ricordo molto bene i pensieri che ho fatto, sognando.
Per esempio credo di aver pensato, mentre sognavo, perché delle volte io faccio i sogni e mentre li faccio penso contemporaneamente al senso intrinseco del sogno stesso, ecco, devo aver pensato che il fatto che il re piccolo ciccione si sia dimenticato dei colori può voler dire che è il suo cervello che non li vede più, non è che sono i colori a non esserci più.
Anche quando sogna, questo re piccolo, i suoi sogni sono senza colori, questo re sogna in bianco e nero. Tutti li possono ancora vedere, i colori, invece il suo cervello non li vede più, e questo dopo che è passato dalla porta in mezzo al niente.
E' un po' un casino vestirsi, per quest'uomo, questo mi ricordo di aver pensato, perché per lui, da adesso, è tutta una tonalità di grigi, non vede i colori e non sa che cosa indossa. Ma in realtà non è nemmeno poi tanto difficile vestirsi perché lui, nel suo armadio, ha solo cose grigie o nere, tranne il mantello rosso, che lui vede grigio anche quello, ma son sicura che non è Babbo Natale, nono. E' un re.

Poi devo aver fatto altri pensieri, infatti mi ricordo che li ho fatti; ho pensato a questo re senza colori, con un cervello deficiente. Ecco, mi ricordo questa parola, deficiente, mi chiedevo se c'era la i di ciente. Poi c'era la parola deficia, il re deficia nel cervello in quella parte che deve vedere i colori. Questa parola strana, deficia, era molto colorata, grande, e fluttuava nell'aria sopra a questo niente del deserto, o della prateria, o della steppa, fluttuava come le parole nei vecchi desktop quando scattava lo screensaver, fluttuava, io la guardavo e pensavo al verbo deficere, ci va la i? pensavo mentre il verbo deficere fluttuava davanti a me, al re deficiente con la i e alla porta sul niente di questo strano sogno.

Ho pensato anche, mentre facevo questo sogno, al momento in cui l'altra sera ero al cinema e guardavo quel film che va di moda adesso, TRON, quello treddì, sìsì, mi sono messa a pensare a quel film lì, che mentre lo guardavo con gli occhiali treddì sembravo una vecchia che guarda il mondo un po' con gli occhiali e un po' no, che se li fa calare sul naso e guarda da sopra, e guarda anche tutti quelli nel cinema con lei che invece sono seduti dritti e comodi e guardano con estrema naturalezza il film. Solo io, forse, ho delle perplessità nella visione, come un sentirsi tesi, scomodi. Rilassati! pensavo, lasciati andare e vedrai che va meglio, invece niente, perché forse il mio cervello ha dei problemi a vedere le cose con gli occhiali treddì, che fastidio, vedere tutto un po' sfocato, non riuscire a godersi il famoso treddì.

Forse ho anche pensato, mentre facevo il sogno del re, che il mio cervello deficia con la i, è deficiente nel vedere i film treddì, e la parola deficere fluttuava davanti a me, come a dirmi qualcosa, non so cosa.
I colori però io li vedo, pensavo.

Poi mi sono svegliata dal sogno del re il cui cervello non vede più i colori.
Erano le quattro di notte.
Bah, ho pensato.
Poi ho fatto una riflessione importante: ho passato i giorni a cavallo di due anni diversi nel letto a delirare per la febbre e i dolori alle ossa, non potevo non condividere la gioia di questi deliri.

Se pensate che questa storia abbia un senso, questa storia di un re ciccione che oltrepassa una porta in mezzo al nulla e da quel momento il suo cervello deficiente è incapace di vedere i colori, un po' come il mio di capire il treddì, ebbene, se fate questo ragionamento, sappiate che incorrete in grave errore. Di senso questa storia non ne ha alcuno.

Signorina, ora può far partire il conto all'incontrario.

Veramente si dice conto alla rovescia.


Signorina, ora può far partire il conto alla rovescia.


Ma questa cosa non ha senso.


Esattamente come questo post.


Buon 2011 a tutti, che non l'avevo ancora detto. Che screanzata.

5 commenti:

  1. Buon anno anche a te (e al piccolo re)

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  2. auguri anche a te! io a volte mi sento un po' deficiente (con la i):D

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  3. Tanti auguri! Ho letto il post con molto piacere :) e in effetti condivido i discorsi sull'assurdita' dei sogni. Ti linko un sogno che invece ho fatto io, se ti va di passare. Ciao e buon anno!
    http://remolle.blogspot.com/2010/07/il-suo-cjalcjut-arrivo-sedici-anni.html?m=0

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  4. Che poi, a pensarci bene, ci avrei dovuto pensare. Quella lì, quella porta da cui passa il re, io forse adesso lo so che porta è, la porta dopo la quale il cervello del re DEFICIA. E' la porta del potere. Preso il potere, il cervello del re non vede più i colori del mondo. Deve essere così, ci dovevo pensare. Forse.

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  5. Leggendo il post ho pensato che il protagonista del sogno fosse in qualche modo lo chef Tony, quello della pubblicità in tivi dei coltelli che tagliano qualsiasi cosa, anche il treddì :D

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