Insomma, è poi vero che c'è questo grande dibattito, no? sull'e-book, dico.
Sì no sì no.
Un giorno sono andata dalla mia nonna, le ho detto: nonna, sai cos'è l'e-book? lei mi ha detto: Eh? Poco sa cosa sono i libri, lei, figurati. Nella sua casa ce ne sono davvero pochi. Sa leggere, sì, certamente. Ha fatto fino alla terza elementare. Ma soldi per comprarsi dei libri, quelli no, non li aveva. E poi non c'era mica il tempo di leggere. Ma fa lo stesso.
"Sai nonna, l'e-book è praticamente un libro che invece che essere di carta è nel computer, e ne puoi avere tantissimi in poco spazio, come poter girare con tutta un'enciclopedia sotto al braccio, ma leggerissima". Ooooh, mi dice lei.
Io lo so che non le interessa tanto, questa storia qua dell'e-book, ma è così bello parlare con lei, lei si stupisce sempre di tutto. Si stupisce di una cosa anche se in un pomeriggio gliela racconti dodici volte. Si stupisce tutte le volte come se fosse la prima volta che gliela dici. In effetti per lei lo è, ogni volta, la prima volta che gliela dici.
Lo so che c'è un grande dibattito, e-book sì, e-book no. Lo spazio, ma l'odore, la comodità, ma l'affetto, la quantità, ma i segni che ci lasci. Eccetera eccetera eccetera.
Io però mi ricordo che a mia nonna, quell'altra nonna, la Teresina, quella nata nel 1910 circa, a lei non era piaciuta tanto la tecnologia.
Un giorno, negli anni cinquanta, mio nonno portò a casa una lavatrice. Una lavatrice, sì, quello strumento senza il quale ti voglio vedere io a fregare le lenzuola e le tovaglie chino sulla tavolozza dentro la bacinella grandissima con la spazzola in una mano e il sapone nell'altra.
Insomma, mio nonno che sentiva le donne che si lamentavano del freddo nelle mani a lavare lenzuola, e le vedeva anche, quelle mani provate; mio nonnno che amava tutte le novità (ecco, forse è stato più per questa cosa qua) e che era un generoso; mio nonno un giorno portò a casa la lavatrice, tutto fiero del gran gesto.
"Io quell'affare lì in casa mia non lo voglio", avrebbe detto lei.
"Va ben", avrebbe detto lui.
Inutile dire che le figlie sì, le mie zie la volevano eccome, la lavatrice.
Ma la nonna no.
"Col cavolo che io metto le mie lenzuola là dentro. Punto primo, di sicuro non lava bene. Punto secondo, io non mi fido".
Io non mi fido, a pensarci, è una cosa bellissima, detta ad una lavatrice.
E allora sono le figlie a fare il primo lavaggio. Prendono tutte le lenzuola della grande casa di campagna (che non so se avete una minima idea della grossezza delle lenzuola di una casa di campagna degli anni quelli), le prendono dai letti dei nonni, dei genitori, dei fratelli, delle sorelle, dei nipoti; lenzuola che hanno alle spalle almeno quattro mesi di dormite (che non so se avete una minima idea di come sono delle lenzuola dopo quattro mesi di dormita. No, secondo me nessuno di noi ce l'ha).
Prendono le lenzuola e arrivano davanti alla lavatrice. Ma mica ci stanno tutte, le lenzuola, nella lavatrice. Eh no. Una sola. Dentro in lavatrice. Col sapone della lavatrice. Che fa il suo lavaggio da lavatrice. E si sposta mentre lava, perché è una lavatrice con le ruote e quindi mentre centrifuga sbatocchia a destra e a sinistra, a destra e a sinistra, pensa che concerto, sbam! a destra sulla scala e sbam!a sinistra sul mobile basso; e poi a volte viene anche un po' in avanti, spettrale. Che un pochino la mia nonna aveva anche ragione a non fidarsi, a pensarci adesso.
Poi, finito il lavaggio-concerto, tolgono il lenzuolo e... Sorpresa! no, non è venuto mica bene. Guarda qua, ci sono ancora le macchie, non è bianco come viene con la cenere e il sapone e le sguarattate di braccia e mani forti.
Ecco, mia nonna adesso è tutta soddisfatta. La lavatrice non conta niente, vedi?
Ma le zie, invece, son tutte orgogliose della novità tecnologica. Le zie, stufe di mastelli e cenere e sguarattate di braccia e mani forti, sono felici. Fa tutto la lavatrice, le lenzuola le possono anche lavare più volte l'anno, non solo quattro o cinque.
Ma mia nonna non la vuole perdere così, la battaglia con gli aggeggi moderni, la sua battaglia personale contro la tecnologia.
Allora cosa fa? cosa si inventa la vecchia? Una mattina prende un lenzuolo buono solo da far stracci, gli fa due strappi stile Fontana nel mezzo e lo appende di fuori nel filo nel campo. Ecco cosa fa. E quando il nonno torna, tutta fiera, lo porta lì davanti al lenzuolo steso e gli dice "Guarda! Guarda qua che cosa fa la tua lavatrice alle mie lenzuola!"
Nonna uno, nonno zero.
Ma a mio nonno poco importava, sai, se le lenzuola le lavava la sguarattata di braccia e mani vigorose o la lavatrice.
A mia nonna sì, invece, importava. E molto.
Mia nonna, questa qui ancora viva, nata nel 1921, quella a cui sto raccontando dell e-book, anche lei finché ha potuto ha lavato a mano, china nella vasca, me la ricordo bene. Poi però c'era anche la lavatrice, per certe robe. Era una nonna più moderna, diciamo. Ma attenzione: lei faceva i distinguo. Io non li capivo, ma lei faceva dei distinguo precisi e credo anche di averle chiesto spiegazioni, un giorno, sul perché certe cose le lavava a mano e certe altre no; e non devo aver capito tanto bene. Mi sembra di ricordare che certe macchie in lavatrice non venivano. Credo. Comunque io sicuramente avrò fatto spallucce e sarò andata a giocare giù di sotto.
Con questa storia dell'e-book, alla fine, non so bene come pormi. Di sicuro se lo regalassi a mio papà, la prima volta che son scariche le pile, lo lancerebbe fuori dalla finestra e addio.
Mia mamma non ne parliamo nemmeno.
E io? Io, non mi sento di dire che la roba viene meglio a leggerla lì invece che là; e se per caso, mettiamo, un giorno mio marito venisse a casa con un e-book in regalo, non è che mi metto a strappare le lenzuola. Ci mancherebbe. Quantunque, per dire, non so. Ogni tecnologia vuole il suo tempo, dai, è inutile. E poi succede come con tutti gli agi tecnologici, che arriva un giorno che ti chiedi come hai fatto prima a fare senza. E' normale.
Anche mio padre, che non sapeva assolutamente inviare gli sms (tanto che la prima volta che me ne ha inviato uno, era in Etiopia, mi ha scritto "baci"e io ho seriamente pensato che l'avessero rapito e che il messaggio l'avessero scritto i rapitori per depistarci), ecco, anche mio padre, adesso, usa il cellulare in modo regolare e non saprebbe più farne a meno.
E' così, arriva per tutti gli aggeggi tecnologici, e succederà anche per l'e-book, il giorno in cui ti chiederai come potevi vivere senza.
A meno che tu non sia mia nonna Teresina.
Sì no sì no.
Un giorno sono andata dalla mia nonna, le ho detto: nonna, sai cos'è l'e-book? lei mi ha detto: Eh? Poco sa cosa sono i libri, lei, figurati. Nella sua casa ce ne sono davvero pochi. Sa leggere, sì, certamente. Ha fatto fino alla terza elementare. Ma soldi per comprarsi dei libri, quelli no, non li aveva. E poi non c'era mica il tempo di leggere. Ma fa lo stesso.
"Sai nonna, l'e-book è praticamente un libro che invece che essere di carta è nel computer, e ne puoi avere tantissimi in poco spazio, come poter girare con tutta un'enciclopedia sotto al braccio, ma leggerissima". Ooooh, mi dice lei.
Io lo so che non le interessa tanto, questa storia qua dell'e-book, ma è così bello parlare con lei, lei si stupisce sempre di tutto. Si stupisce di una cosa anche se in un pomeriggio gliela racconti dodici volte. Si stupisce tutte le volte come se fosse la prima volta che gliela dici. In effetti per lei lo è, ogni volta, la prima volta che gliela dici.
Lo so che c'è un grande dibattito, e-book sì, e-book no. Lo spazio, ma l'odore, la comodità, ma l'affetto, la quantità, ma i segni che ci lasci. Eccetera eccetera eccetera.
Io però mi ricordo che a mia nonna, quell'altra nonna, la Teresina, quella nata nel 1910 circa, a lei non era piaciuta tanto la tecnologia.
Un giorno, negli anni cinquanta, mio nonno portò a casa una lavatrice. Una lavatrice, sì, quello strumento senza il quale ti voglio vedere io a fregare le lenzuola e le tovaglie chino sulla tavolozza dentro la bacinella grandissima con la spazzola in una mano e il sapone nell'altra.
Insomma, mio nonno che sentiva le donne che si lamentavano del freddo nelle mani a lavare lenzuola, e le vedeva anche, quelle mani provate; mio nonnno che amava tutte le novità (ecco, forse è stato più per questa cosa qua) e che era un generoso; mio nonno un giorno portò a casa la lavatrice, tutto fiero del gran gesto.
"Io quell'affare lì in casa mia non lo voglio", avrebbe detto lei.
"Va ben", avrebbe detto lui.
Inutile dire che le figlie sì, le mie zie la volevano eccome, la lavatrice.
Ma la nonna no.
"Col cavolo che io metto le mie lenzuola là dentro. Punto primo, di sicuro non lava bene. Punto secondo, io non mi fido".
Io non mi fido, a pensarci, è una cosa bellissima, detta ad una lavatrice.
E allora sono le figlie a fare il primo lavaggio. Prendono tutte le lenzuola della grande casa di campagna (che non so se avete una minima idea della grossezza delle lenzuola di una casa di campagna degli anni quelli), le prendono dai letti dei nonni, dei genitori, dei fratelli, delle sorelle, dei nipoti; lenzuola che hanno alle spalle almeno quattro mesi di dormite (che non so se avete una minima idea di come sono delle lenzuola dopo quattro mesi di dormita. No, secondo me nessuno di noi ce l'ha).
Prendono le lenzuola e arrivano davanti alla lavatrice. Ma mica ci stanno tutte, le lenzuola, nella lavatrice. Eh no. Una sola. Dentro in lavatrice. Col sapone della lavatrice. Che fa il suo lavaggio da lavatrice. E si sposta mentre lava, perché è una lavatrice con le ruote e quindi mentre centrifuga sbatocchia a destra e a sinistra, a destra e a sinistra, pensa che concerto, sbam! a destra sulla scala e sbam!a sinistra sul mobile basso; e poi a volte viene anche un po' in avanti, spettrale. Che un pochino la mia nonna aveva anche ragione a non fidarsi, a pensarci adesso.
Poi, finito il lavaggio-concerto, tolgono il lenzuolo e... Sorpresa! no, non è venuto mica bene. Guarda qua, ci sono ancora le macchie, non è bianco come viene con la cenere e il sapone e le sguarattate di braccia e mani forti.
Ecco, mia nonna adesso è tutta soddisfatta. La lavatrice non conta niente, vedi?
Ma le zie, invece, son tutte orgogliose della novità tecnologica. Le zie, stufe di mastelli e cenere e sguarattate di braccia e mani forti, sono felici. Fa tutto la lavatrice, le lenzuola le possono anche lavare più volte l'anno, non solo quattro o cinque.
Ma mia nonna non la vuole perdere così, la battaglia con gli aggeggi moderni, la sua battaglia personale contro la tecnologia.
Allora cosa fa? cosa si inventa la vecchia? Una mattina prende un lenzuolo buono solo da far stracci, gli fa due strappi stile Fontana nel mezzo e lo appende di fuori nel filo nel campo. Ecco cosa fa. E quando il nonno torna, tutta fiera, lo porta lì davanti al lenzuolo steso e gli dice "Guarda! Guarda qua che cosa fa la tua lavatrice alle mie lenzuola!"
Nonna uno, nonno zero.
Ma a mio nonno poco importava, sai, se le lenzuola le lavava la sguarattata di braccia e mani vigorose o la lavatrice.
A mia nonna sì, invece, importava. E molto.
Mia nonna, questa qui ancora viva, nata nel 1921, quella a cui sto raccontando dell e-book, anche lei finché ha potuto ha lavato a mano, china nella vasca, me la ricordo bene. Poi però c'era anche la lavatrice, per certe robe. Era una nonna più moderna, diciamo. Ma attenzione: lei faceva i distinguo. Io non li capivo, ma lei faceva dei distinguo precisi e credo anche di averle chiesto spiegazioni, un giorno, sul perché certe cose le lavava a mano e certe altre no; e non devo aver capito tanto bene. Mi sembra di ricordare che certe macchie in lavatrice non venivano. Credo. Comunque io sicuramente avrò fatto spallucce e sarò andata a giocare giù di sotto.
Con questa storia dell'e-book, alla fine, non so bene come pormi. Di sicuro se lo regalassi a mio papà, la prima volta che son scariche le pile, lo lancerebbe fuori dalla finestra e addio.
Mia mamma non ne parliamo nemmeno.
E io? Io, non mi sento di dire che la roba viene meglio a leggerla lì invece che là; e se per caso, mettiamo, un giorno mio marito venisse a casa con un e-book in regalo, non è che mi metto a strappare le lenzuola. Ci mancherebbe. Quantunque, per dire, non so. Ogni tecnologia vuole il suo tempo, dai, è inutile. E poi succede come con tutti gli agi tecnologici, che arriva un giorno che ti chiedi come hai fatto prima a fare senza. E' normale.
Anche mio padre, che non sapeva assolutamente inviare gli sms (tanto che la prima volta che me ne ha inviato uno, era in Etiopia, mi ha scritto "baci"e io ho seriamente pensato che l'avessero rapito e che il messaggio l'avessero scritto i rapitori per depistarci), ecco, anche mio padre, adesso, usa il cellulare in modo regolare e non saprebbe più farne a meno.
E' così, arriva per tutti gli aggeggi tecnologici, e succederà anche per l'e-book, il giorno in cui ti chiederai come potevi vivere senza.
A meno che tu non sia mia nonna Teresina.
(Il titolo è geniale parto di Van deer Gaz, che ringrazio)
RispondiEliminaPrego.
RispondiEliminaio la capisco, tua nonna. come si evince da ciò che scrivi ci sono delle emozioni "umane" che la tecnologia non può meccanizzare. il fatto che mi preoccupa è che io, che ho 23 anni, l'ebook proprio non lo posso guardare se non con una certa diffidenza. è freddo. inanimato. e dato che credo in una certa "anima delle cose" non credo che un ebook reader possa caricarsi tanto di significato per me quanto di libri virtuali & simili. ma è anche vero che non mi chiamo teresina, ma francesco, e forse, un giorno andrò anche io con il mio utrasottilissimo libro virtuale sotto braccio e mi leggerò il mio romanzo alternativo, che non ingiallirà mai, anche se il gusto di mettere "l'orecchio" per segnare la pagina mi mancherà :)
RispondiElimina@ van der gaaz : bookato è geniale, ha ragione zazie!
Grazie :)
RispondiEliminaEh il titolo non è niente male proprio ma anche la nonna c'ha il suo gran perché
RispondiEliminaLa capisco nonna Teresina: io ho la lavastoviglie da due anni e mezzo e, letteralmente, non l'ho mai neanche accesa...
RispondiElimina"bookato": grande! :D
Mia madre - che fin da ragazzina "sguarattava" giù al canale per tutta la numerosa famiglia, beccandosi d'inverno i geloni sulle mani - ha sempre considerato la lavatrice come il miglior regalo che la tecnologia abbia fatto alle donne.
RispondiEliminaSaluti alle zie. :o)
Un racconto meraviglioso come sempre, Zazie...grazie (s 'sto giro mi son pure commossa leggendo delle nonne ;) )
RispondiEliminaIo l'e-book lo guardo con tantissima diffidenza, faccio fatica a leggere un monitor e poi vuoi mettere il profumo e la consistenza della carta, i segnalibro, le orecchie... nu nu.
ps. io senza lavatrice potrei morire!!!
(e se succedesse che un giorno diremo: "Toglimi l'ebook e ti stacco i peli del naso uno a uno" ? Non si può sapere. Non credo che l'ebook soppianterà il libro. Tutt'al più costerà moltissimo, avere libri di carta. E saranno oggetti rari, preziosi. Le cose cambiano, rassegnamoci. All'inizio quanti di noi hanno storto il naso con il cellulare? Eppure... Quindi, credo che sia solo una questione di tempo). :)
RispondiEliminasi moltiplicano le iniziative per gli e-book gratis, ben vengano...
RispondiEliminaio lo storco ancora il naso col cellulare. infatti non rispondo mai.
RispondiElimina:ninja:
comunque, facendo i seri, l'ebook non ucciderà il libro come gli mp3 non hanno ucciso il disco. coesisteranno pacificamente. io scarico (ooops, scherzo signor poliziotto postale, è così per dire) musica però i dischi me li compro. se mai avrò un ebook reader, continuerò a comprare libri.
ma soprattutto, perchè mi ero persa questo post? bookato! mbuahahahhahhahhahaha
Roscia, è tutto così vero.
RispondiEliminaE sì che non è che sia sintetico, no? Ma, a parte che io sono la persone meno sintetica del multiverso, il fatto è che leggevo e leggevo, prendi proprio, Lia!! :) Mi rilassa leggere le tue cosine, fa bene al cuoricino. Non so...
RispondiElimina