"... davanti alle fughe e alle loro vie, e i cimiteri erano come la pioggia che innaffiava (cioè all'acqua di rosa), usando le stigmate per tatuare l'anima, quando sondare era impagabile, e dosare le dita nel pugno ancora una cosa da bambini, mentre l'orafo delle perversioni moriva di meticolosità, e centossessanta dei centossessanta palombari dell'interiorità non tornavano più su, quando volatilizzata l'isteria, e posata sul tavolo la fame suppellettile, tutto pareva ancora in ordine, saputo che il girotondo delle fini infanti non trattava più la morte come colpevole, e i potati dal fruscio riuscivano comunque ad essere umana pianta, muovendo le restanti braccia del ramo, e gli gnorri cominciarono a far altro, quando pietra e carta si ingelosirono di forbice, e il padrone dei contesti sveniva..."
Alessandro Bergonzoni, bastasse grondare, ed. Libri schewiller, 2009
Stasera ci facciamo un regalo, c'è Bergonzoni a teatro.
I prosciutti
8 ore fa
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