martedì 8 settembre 2009

La lettera verde

Arriva una lettera verde a casa, a mio nome. Raccomandata dalla polizia municipale. Ecco, autovelox. Lo so, c'è quella statale che ha il limite dei 110 e io vuoi che non sia mai andata più veloce? Figurati, duemilaseicento volte almeno. Bòn, beccata. Speriamo non sia alta, speriamo non mi tolgano punti alla patente.
E tutte le volte che alle poste ritiri una lettera verde ti guardano come un'assassina. La prima volta il tizio con gli occhiali spessi da dietro il vetro mi ha anche detto "Ah, quando arrivano le lettere verdi non c'è mai da star tranquilli, sei nel penale". Ormai mi viene un infarto, guadagnati 10 capelli bianchi in un nanosecondo. Poi succede che era il ritardo del pagamento della retta della scuola materna del piccolo: cioè, io l'ho pagata due giorni dopo la scadenza e a loro non risultava. Sistemato tutto con un fax. MavaffanDigusto, proprio.
E insomma la multa dell'autovelox è di 49 euro. Grassa, mi è andata grassa, penso. Andavo a 115 all'ora il 10 giugno alle ore 16:46. E allora scatta il "Ma dove ero cosa stavo facendo da dove venivo dove stavo andando ma perchè correvo" ma sopratutto il "Ostia però, con l'autovelox sanno dove sei cosa fai dove vai a che ora in che giorno in qualunque momento praticamente sempre, ostia." E allora sei portato allo sforzo sovrumano di ricordare e mettere in fila. Non son così precisina, ma una cosa la ricordo: quel giorno stavo andando in centro, ho comprato Barbari di Baricco e Underground di Mela (Marco Pesaresi), avevo una maglia rossa ed ero felice.

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