giovedì 21 gennaio 2010

Classe 1901

Si chiamava Margherita Montanari, classe 1901, ma tutti dovevano chiamarla Lucia, ché Margherita è la regina, diceva il vecchio Montanari, e noi siam contadini, e te non puoi portare il nome di una regina che è ancora viva, che non sta bene, le diceva.
Lui si chiamava Alfredo, ed era quello bello.
Dice che andava a casa sua a fare la veglia con gli altri ragazzi delle case vicine; dice che la Lucia era la più bella e che lui se la voleva sposare. Glielo aveva chiesto, al vecchio Montanari, un giorno, e lui aveva detto che andava bene; a lui andava bene, bastava che andasse bene anche alla Lucia, e che le doveva volere bene sempre, alla sua figliola.

E così un giorno che fuori c'è il sole, la Margherita-Lucia e Alfredo fanno una passeggiata giù per la stradina, lui, lei e la sua bicicletta col manubrio scancagnato. Camminano e lei guarda per terra, pensa che son soli, da soli proprio, che è la prima volta. Lei non sa mica.

Poi c'è un albero grande lì, e lui pianta il cavalletto della sua bicicletta col manubrio scancagnato e si avvicina, si avvicina molto, e la Margherita-Lucia indietreggia, lui si avvicina e lei, l'albero è dietro, più indietro non si va, e lui le prende la faccia, adesso, che vuole darle un bacio e però lei non sa mica, gira la testa. La gira, la testa, la Lucia.

Lui si stacca. Dice che lei lo guarda con degli occhi che dentro c'è più mondo che fuori. Dice che lui la guarda con degli occhi che non sa mica, e poi la lascia e prende la bicicletta col manubrio scancagnato, e si avvicina, e le dice che lei non ha capito niente, che se ne torna a casa da sola, che la vita è bella e bisogna saperla godere. Così, le dice, che bisogna saperla godere.

Poi lui e la sua bicicletta col manubrio scancagnato se ne vanno, anche lentamente per la verità, col culo che sculetta sulla bici alta. Ma lei non li vede perchè è piena di lacrime; piange, la Lucia.

Poi dice che si sposano. E per fortuna. Perchè io sono un po' lei e un po' lui e sotto quell'albero, se non era per quell'albero, per il nonno Gnafo, per le lacrime della nonna Lucia, per il sole e per la bicicletta col manubrio scangagnato e andarsene col culo che sculetta sulla bici troppo alta, adesso non c'era la mia nonna Maria, non c'era mio babbo e non c'ero nemmeno io.

5 commenti:

  1. C'e' cosi' tanta poesia nelle cose che scrivi... grazie...

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  2. Brava. Mi hai fatto venire voglia di rivedere per l'ennesima volta "Novecento" di Bertolucci.

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  3. Bello.
    Mi fai venir voglia di curiosare tra i tuoi album di famiglia.

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  4. Le storie! Sono belle le storie! :-)
    Grazie dei commenti, davvero.

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