domenica 17 gennaio 2010

Identità

Ovvero: io italiana, tu no.

Quando penso all'identità mi si incasina sempre un po' il cervello perché identità è una di quelle parole cosi' complesse e piene di rimandi che quando provi a spiegarla, tutti i suoi significati è come se fossero i bambini davanti al portone d'uscita della scuola che invece di uscire in fila ordinati fanno il mucchiotto e alla fine riescono solo a stringersi uno contro l'altro, e più spingono più si fa il tappo e non ne esce uno manco a morire.
Poi magari si stappa tutt'un tratto l'ingorgo ed è anche peggio, ché tutto quello che penso dell'identità esce in una volta, e allora succede che son più i concetti che si sbucciano le ginocchia e piangono che quelli che ce la fanno a farsi far valere, e in più ci sei te che mi stai ascoltando che mi fai una faccia come a dire: Ma ti senti bene?

Primo bambino che tenta di uscire:

Chi sono io?

Appunto. Eccola qui, la mia identità. Cioè, partiamo pure dal fatto che sono italiana, ok, sono nata in Italia. Certo. Però ci sono tanti di quei pezzi di provenienza varia dentro di me che in realtà so che la mia identità non è solo italiana. E poi, ma scusa, cosa vuol dire che sono italiana?

Boh.
Ginocchio sinistro sbucciato.

Cattolica? No, io non sono cattolica. Ah no? No. Cos'è, uno solo perchè è italiano, adesso, deve essere cattolico? No, io non lo sono e non lo sono nemmeno i miei figli, almeno per adesso che son piccini, poi, se vorranno, vedranno loro.
Se credo in Dio? Non lo so ancora, cioè, forse sì, non so. Delle volte mi piace pensare che... anche qui ho un po' di confusione, son curiosa, continuo a cercare, studio, mi faccio domande, lascio aperto il campo.
Sì, ma se non sei cattolica, allora, scusa, non hai valori morali; non hai i valori italiani.
Come no? Altroché. Come diceva quell'altro: Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me, tipo. E poi mi riconosco nei valori etici e nelle regole civili della nostra Costituzione. Quella vecchia. Non quella che vogliono scrivere, però. Devo vedere, non so mica se mi piacerà. Se non mi piacerà, non sarò più italiana?

Boh.
Brugola al gomito destro.

Ma sono italiana. Certo, mangio la pastasciutta, oh! Però ho imparato a fare le crêpes, le empanadas, il cous cous. Buono il cous cous. E poi bevo il mate con mio babbo.
Mi piace anche mangiare dal cinese, dal messicano, pure. Oh, anche il kebab.
Vabbè, cosa c'entra, dai, non è che l'identità di uno è quello che mangia, su'.
Giusto giusto.

Slogatura della spalla sinistra.

Ah, ci sono! Sono italiana e quindi la mia identità italiana vuol dire che sono cresciuta in Italia e che degli insegnanti italiani mi hanno insegnato delle cose italiane in italiano e che ho avuto un'educazione italiana e che mi metto vestiti italiani e che parlo italiano.
Ecco, sono italiana e parlo italiano.
E sono uguale agli altri italiani, perchè siamo italiani.
Eeeeh? No no. Mica vero questo. Io non sono uguale proprio a nessuno.
Cioè, sono per certi versi simile ad altri, ma non perchè sono italiani, insomma, tipo una volta parlavo con una mia amica francese e la pensavamo in modo molto simile su certe cose, proprio simile. Invece io e mia sorella siamo diversissime, per dire. Tipo l'acqua e l'olio.

Bozzolo sulla fronte e sangue al naso.

Ma allora, sta' a sentire bene, la tua identità vuol dire che hai un modo di pensare che, tipo, ecco, cresci, trovi lavoro, ti sposi, fai i figli. In media da uno a tre, massimo quattro.
Come no! Certo! Io mi son sposata, nel caso, ho fatto anche dei figli, ma sai le amiche che ho, italianissime, che non ci pensano proprio a sposarsi, e magari hanno già, o vogliono, o faranno figli?! Cos'è, non sono italiane? Maddai!

Sbucciatura su entrambi i palmi delle mani.

Ecco, ecco, ci sono: la tua identità è la cultura italiana, che è quella italiana. Tipo che... che... hai studiato Dante e che tipo... ce l'ho ce l'ho, 'spetta, sei una donna emancipata, cioè lavori fuori casa, vai vestita come vuoi, vai al cinema con le amiche, bevi un caffè da sola al bar al tavolino e non è che per questo sei una donnaccia come in certi paesi che non puoi andare in giro con il capo scoperto, cioè, te puoi anche andare in giro con la minigonna e il tacco alto e non è che, sì, insomma, sei emancipata tu, non è che la gente pensa male, perchè sei italiana e se vuoi puoi anche parlare al bar con un amico che è solo un amico e la gente non pensa che te hai l'amante, perché sei emancipata, sei italiana, un popolo che è sessualmente libero e per niente maschilista, cioè, non è che te sei costretta come donna che la famiglia e i figli e la spesa e le pulizie e stirare e la casa e far da mangiare e tutto grava su di te, cioè...

Incrinatura di una costola.

Ma sì, dai, insomma, la fai lunga con 'sta storia... Basta! essere italiani è una questione di abitudini. L'identità è una questione di abitudini, di usi e cosumi.
Se uno viene a dirmi che non devo più avere le mie abitudini e devo prendere le sue mi fa incazzare, che poi io perdo la mia identità.

Lo sapevo io, alla fine di tutto questo snervante dialogo, è tutta una carneficina di concetti e significati e io non so più chi cazzo sono.

Te lo dico io chi sono.

Io sono io. Lo Straniero, l'Altro, è chi è, e non mi fa nessuna paura, non mi impedisce di essere chi sono, non mi impedisce di continuare a cercare, non mi impedisce di esprimere me stessa o il mio modo di vivere e vedere il mondo. Perché quel modo è in continuo mutamento, in ricerca. L'Altro, da qualsiasi parte provenga, o qualsiasi lingua parli, mi incuriosisce, mi attrae, mi fa venir voglia di di ascoltare la sua storia e di raccontargli la mia, sapere com'è il mondo che ha visto finora, cosa pensa, cosa sogna, com'è il suo sguardo sulle cose, sugli altri, su se stesso, sulla vita.
Io ho me stessa, lui ha se stesso. Io son portatrice della mia storia, lui della sua. E dal nostro incontro se ne potrà immaginare una nuova, magari. E ancora.
E ancora.
E ancora.

Ecco, forse la mia identità è una somma di storie. Della storia che ho scritto fin qui, di quella che scrivo adesso e di quella che mi inventerò domani. Contaminandomi.

5 commenti:

  1. Allora speriamo tu sia contagiosa, c'è bisogno di persone così "contaminate"in giro!

    :)

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  2. Be-e-llo!
    L'immagine dei "concetti che si sbucciano le ginocchia e piangono" è qualcosa di strepitoso, non bastassero il modo di ragionare e il contenuto.
    :)

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  3. Fantastica!
    La mia identità di essere umano è fiera di sapere che gli "italiani" non sono tutti degli idioti con il costante terrore di perdere la propria identità italianissima.
    ;-)

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  4. Oh, sarà anche stata una carneficina, ma diamine se ti sei espressa bene!!!
    Epica, come sempre!

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