mercoledì 20 gennaio 2010

Mind the gap

Londra, day 1
Corre il 10 gennaio 2010, è domenica.



Nella metropolitana londinese (che la prima al mondo è partita da qui, il 10 gennaio, come oggi. Era il 1863) abbiamo le valigie gli zaini la stanchezza la curiosità lo stralunamento che non sappiamo cosa dove, e la mancanza, ché siamo appena arrivate, ché sono tutti zitti e noi invece no; ma anche noi zitte, dopo; succede, a sentir solo la tua voce e il tuo gesticolare e il tuo guardare, e così alla fine stai zitto pure tu. C'è un silenzio.
Mind the gap.
Berlino, vedi, nella u-bahn c'è casino, folla, gente con il cellulare che parla, ride. Sbraccia, pure. Roma, idem. Parigi un po' snob, ma casino uguale. A Valencia è un festino di continuo; ma ci stanno anche andando tutti, sembra, a un festino. Anche i vecchi e le vecchie.
Mind the gap.
Qui zitti, tutti zitti. Un zitto tranquillo, direi. Forse non c'è poi bisogno di parlare sempre e sempre. Il silenzio, nel silenzio, succedono un sacco di cose. Leggono il giornale, scrivono, si guardano attorno, qualcuno dorme, rigorosamente ben seduto con la schiena dritta sul sedile, la testa reclinata. Ma sanno quando svegliarsi? Mah. Sì, direi. Magari a Londra esiste il capolinea di chi non si è svegliato. Magari si trovano tutti lì e fanno colazione assieme, in silenzio. O la cena. O il pranzo. Dipende.
Non si guardano nemmeno l'un l'altro. Forse fa brutto, penso. E io che amo guardare la gente, studiarla, pensare un sacco di cose partendo da piccoli particolari. Dovrò farlo di nascosto.
Mind the gap.

Fa freddo. Cava-metti cava-metti cava-metti il berretto, la sciarpa, i guanti il cappotto allacciato fin su. Non sta nevicando, ma la gente non ricordava un freddo così da trent'anni, e però continua a vestirsi con la magliettina la gonnellina la giacchettina il berrettino le scarpettine. Gli inglesi si vestono ino; la neve è diventata ghiaccio, per la strada si scivola. La città è grigia, ma qui dice che è grigio sempre. Alla fine ci si fa l'occhio, al grigio; e allora, a guardare il cielo, io capisco perchè certi alla mattina al pomeriggio alla sera, a chiedere informazioni lo senti, che c'hanno la fiatella.

Le case sono di mattoni rossi, certe; certe di mattoni bianchi. Le case, qui, sono case inglesi. Ci sono degli uccelli molto inglesi e molto grossi sopra alberi inglesi spogli con dei rami anche loro inglesi, ricci ricci.



Londra è talmente bella che sembra una scenografia, chessò, la scenografia di Aspettando Godot, tipo. Con la neve. Una scenografia bianca. Cioè ti chiedi se sei finito dentro un teatro per sbaglio e nessuno te lo ha ancora detto. Magari tra un po'( pensi) sento un fruscio e arrivano due tendoni neri davanti alla mia faccia e sento partire l'applauso, o i fischi. Perchè c'è che il pubblico inglese non te la manda a dire. Se fai schifo fischia, tira uova pomodori roba. In verità non so com'è adesso; però dice che una volta era così.
Allora, dopo la tenda che mi si chiude sul naso, magari, se mi arriva un pomodoro in testa non mi stupisco, metto in fila, capisco e dico ah, vedi, era una scenografia e io a camminare a vanvera e a guardare col naso per aria, chissà, non devo aver fatto proprio tanto bene la mia parte.

Si gira un po' la città, quel tanto per dare la prima virginale occhiata. Supermercato, si compra il trasformatore. Devi look left per la strada e devi mettere il trasformatore nella presa per attaccare il pc, perchè l'entrata è diversissima, è proprio originale, è tutta un'invenzione britannica.



E poi l'hotel. Si dorme in due per stanza, nel letto matrimonale. Perché ce l'han chiesto: volete dormire separate o insieme? e poi separate era che una sul divano, e allora insieme, nel lettone, come da piccole con mia sorella.

Adesso basta però, è tardi, e domani ci aspetta la prima di quattro giornate campali a cercare di capire il sistema scolastico britannico, e bisogna essere fresche. Non si parla bene l'inglese, sarà fatica, ma dice che in due giorni si fa l'orecchio. E la voglia di capire e sapere è tanta, non sarà un problema, ma bisogna riposare.



E allora ssssh, notte. Notte. Ci sono le sirene fuori, della polizia, e la luce neon che illumina sì, e illumina no, e sì, e no. Io dico che dormiamo nella zona Tarantino. La Mary ride. Sssssh. infatti. ssssssh. E' ora di dormire adesso. E' ora di dormire.

5 commenti:

  1. i rami ricci! è vero! e quell'albero nella prima foto mi ricorda un albero di qui. uno in particolare, dico.

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  2. Cioè ti chiedi se sei finito dentro un teatro per sbaglio e nessuno te lo ha ancora detto.

    Sì, è la sensazione che ha dato a me. E gli attori! Quanti! Sembrano persone che ci vivono davvero...

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  3. le case di mattoni rossi! come scricchiola il legno, eh?

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  4. Londra è una città pazzesca, io mi sentivo perfettamente a mio agio, cavolo. Se non fosse così grigia e umida, io ci andrei ad abitare da ieri.
    Roscia, gli alberi sono una roba pazzesca, fanno innamorare.

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