sabato 16 gennaio 2010

Molto british

Io, le mie colleghe e le altre colleghe provenienti da diversi paesi europei (Progetto Comenius), abbiamo un appuntamento dal sindaco di Ealing Town, presso la Ealing Town Hall, a Londra, organizzato dalla partner inglese. Le autorità ci aspettano in una delle sale, hanno preparato un buffet di accoglienza, biscottini vari, cioccolata, vino e succo d'arancia. E' tutto molto formale, si saluta in fila che sembra il ricevimento della regina. Oddio, se lo sapevo mi mettevo lo strascico, invece niente, siamo in giro dalla mattina, pantalonacci, stivali e maglione di lana. Fa lo stesso. Pace.

Il signore che ci offre il vino è il tipico englishman all'antica, avrà più o meno sessant'anni, ed è composto, formale, serio, ma di quella serietà che lo capisci subito che è una roba da etichetta, che dentro c'è dell'altro, chessò, una simpatia che trasuda, che la noti. Sarà, penso, e intanto lo osservo senza farmi vedere; mi ispira, l'uomo. Mi chiede se voglio del vino e gli dico con il mio purtroppo ancora stentato inglese che preferisco il succo d'arancia, spiegando che non bevo vino.

...ed eccoti qua, man!

Con perfetto aplomb e senza scomporsi minimamente tranne che per un impercettibile smorfia del labbro e uno sguardo insieme complice e ironico, ha fatto un leggerissimo movimento con il capo verso l'armadio che aveva a fianco e mi ha detto: "There is grappa".

MMMbuah (Ti prego, ho pensato, posso portarti a casa con me? Ti voglio già bene, cacchio).

Dunque: sarei scoppiata in una soddisfatta e sguaiatissima risata, come è da me. Ma in Inghilterra non si può, insomma, non lo so, ma ti guardano come se tu stessi per avere un ictus o se stessi per sputare un polmone. Si preoccupano, giuro. Il massimo della risata che ho visto fare da una ragazza inglese, lì, è durata massimo 2 secondi, leggera e con la mano sulle labbra. Generalmente io rotolo per dei quarti d'ora. No no no no no. Guai. E allora? Dentro, giuro, solo dentro, ho apprezzato e riso tantissimo (avevo avuto la fortuna di toccare con mano la famosa ironia inglese) e così mi sono limitata a sorridere e poi a ringraziare per il mio succo d'arancia.

Giorni prima avevo già perso qualsiasi credibilità come maestra con un bambino di quattro anni perchè osavo avere una cicca in bocca (dovevo pur rifarmi dal gusto del caffé, scusa; e poi mica masticavo con la bocca aperta, dai, non sono così schifosa... eppure). Non capendo cosa avesse da ridire il piccolo bimbo inglese sulla mia cicca, toccandomi le tasche dei pantaloni e facendo spallucce continuavo a dirgli che mi dispiaceva, che le avevo finite e che non ne avevo una per lui. Non avevo capito nulla, io. Lui mi stava sgridando. Altroché. E poi ci si sono messi anche altri bimbi, s'era formato un gruppetto tra il divertito e l'incredulo. Che vergogna.
E in metropolinata parlavamo e gesticolavamo solo noi italiane. I primi giorni. Poi zitte. Per forza. Alla fine ti senti un marziano e allora ti omogeneizzi.

Insomma, potevo io ridere alla mia maniera di fronte all'englishman? Giammai. E allora niente, leggera risata molto molto british.

(Uff però, mai fatta tanta fatica in vita mia, nemmeno la prima volta che ho incontrato mia suocera).

5 commenti:

  1. I tuoi racconti inglesi mi commuovono. Però io quegli sporcaccioni li trovo piuttosto sguaiati nella risata.

    Forse perchè non ho mai frequentato gente che sa cosa è l'argenteria.

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  2. In effetti io ho visitato scuole, college e istituzioni (pubbliche, eh) nei quali l'etichetta e le buone maniere sono all'ordine del giorno (ragazzi in divisa e tutto), almeno in apparenza. Ad esempio sono rimasta sconvolta dalla calma e dall'educazione dei bimbi, anche di 4 anni. Ma ci vorebbe un saggio di 200 pagine per raccontare le mie impressioni (l'ho fatto, ma non è roba da blog!). Nei pub e in giro, in effeti, tutt'altra storia... you know! :)

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  3. i do.
    ci ho lasciato un pezzo di cuore ed uno, più consistente, di fegato.

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  4. Fegato? Beato te che un pezzo sei riuscito a portarlo indietro! Una delle cose che mi sono chiesta è come facciano ad essere ancora vivi con quello che mangiano. Un popolo dalle interiora superiori, dai, altrimenti non si spiega... :)

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  5. Grazie al cielo il fegato si rigenera! (basta chiedere a Prometeo)

    O forse l'importanza della dieta è sopravvalutata.

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