martedì 28 agosto 2018

Cose che è dagli anni novanta che ci penso

L'altro giorno ero in fila dal panettiere. Ad un certo punto è il turno di un signore di circa cinquant'anni (di colore? nero? scuro di pelle? non so come descriverlo*), prende il suo pane, paga ed esce. La ragazza al banco lo richiama indietro "Ehi, scusa...scusa...", lui si volta e torna, lei gli dice gentilmente "scusa, guarda, ho sbagliato il resto, tieni, mancavano 50 centesimi". Lui sorride, si salutano e poi esce.

Nulla di strano, no?
Sicuro?

Nel 1992 frequentavo il mio prima anno di università; al corso di psicologia un giorno la professoressa parlò della forma del Lei e ci disse di essersi accorta che alle persone allora chiamate extracomunitari non ci si rivolgeva mai con il Lei. Perché no? Poi disse che avremmo dovuto farlo e insegnare loro a darlo e riceverlo, come faremmo con chiunque stia imparando la nostra lingua. 
Meraviglioso, pensai.

*Sempre in quegli anni vidi una rassegna di cortometraggi fatti da studenti del DAMS. Uno mi colpì tantissimo perché ci faceva fare i conti con qualcosa di cui non avevamo una percezione chiara:
una ragazza è seduta davanti ad un tavolino in una grande terrazza e sta scrivendo una lettera ad una sua amica che è in America per l'Erasmus, le sta scrivendo che stanno per arrivare alcuni loro amici e che di lì a poco ci sarebbe stata una festa. Ad un certo punto suona il campanello, entrano due ragazzi che vanno a salutarla in terrazza. Lei saluta e poi lo scrive nella lettera, scrive che è arrivata nome con il suo nuovo ragazzo di colore; poi si ferma un attimo e cancella di colore pensando "ma che sciocchezza, di che colore?", allora scrive un bel ragazzo, simpatico, alto, atletico, nero, è qui per studiare medicina" ma poi cancella e pensa "ma quanti particolari, se fosse bianco li scriverei?", poi scrive di origine Nord-africane, ma subito pensa "che ne so io di che origini ha", e va avanti un bel pezzo, non sa come fare, è in difficoltà, sente che sta facendo i conti con qualcosa che lavora da sotto.
Alla fine scrive:
"E' arrivata nome con il suo nuovo ragazzo, si chiama nome, un bel tipo, se stanno ancora assieme quando torni lo conoscerai", rendendosi conto che ancora non conosceva quel ragazzo, non poteva descriverlo e il fatto che avesse la pelle scura era un dettaglio insignificante.


2 commenti:

  1. Vorrei sapere il titolo del numero uno così lo leggo anche io. Va bene un WhatsApp!

    RispondiElimina