Ieri sono stata ad un corso di formazione tenuto da Gabriele Boselli (Ispettore scolastico della regione Emilia Romagna). Ha parlato dell'Essenzialità e ha usato parole bellissime che potrei anche citare ma sarebbe lunghetta. Per farla breve, ha parlato della differenza tra essere meri insegnanti (erogatori di una prestazione) e Maestri (che fanno dono di sè). Ha parlato di insegnamento come dono (come vocazione ricevuta); ha parlato di passione, di amore per il lavoro di insegnante, di essere capaci di divertirsi; ha parlato della scuola come luogo di vita, come luogo di "attrazione" e non di "spinta" verso la conoscenza, nel quale emerge il bisogno di una creatura vivente - l'insegnante e l'alunno- di essere se stessa e di vivere in maniera autentica. Vivere, soprattutto. Ha parlato del bello dell'inatteso, dell'aprire al nuovo, dell'avventurarsi assieme nelle tenebre, di affiancare all'assodato il dubbio. Ha parlato della differenza tra complicato (sistema sofisticato e/o intricato ma dal comportamento prevedibile, come ad esempio un orologio) e complesso (sistema dal comportamento non prevedibile che sfugge ad ogni tentativo di riduzione -pena il fare grandi macelli- come ad esempio è il contesto scolastico).
Ha parlato tanto, ha parlato bene (è sempre un piacere stare ad ascoltarlo).
Poi ha parlato anche degli scenari scolastici che divengono in Italia progressivamente più difficili (alla scuola viene destinato meno del 3% del pil). Ha detto che continueranno i tagli e che alla fine, taglia taglia, ne resterà solo uno, l'highlander. ahah (abbiamo anche riso). Il maestro unico, appunto. Ha detto che le commissioni pedagogiche del governo stanno lavorando al Piano Programmatico (quello che avevamo è scaduto) e che si lavora verso il contenimento della discesa qualitativa causato dallo scenario bla bla (la complessissima teoria dell'essenzialità, nata per far fronte ad una emergenza, nata per difesa, nata per salvaguardare la qualità scolastica).
In macchina, tornando a casa, ho pensato a tre cose:
1. sì, sono un'insegnante che tende a tale complessità e me la caverò bene (ho avuto il dono, sono tra i prediletti);
2. se però le cose nella scuola non funzionano bene, agli occhi della cittadinanza illuminata dal faro delle tv, la colpa sarà sempre e comunque nostra;
3. ok, ok, mi rimboccherò le maniche, tanto ho capito, h-o c-a-p-i-t-o: non ci sono più i soldi nemmeno per la vaselina.
Aiha
(Ma che bello, però, oh! io sono tra i prediletti, io ho il dono).
Essenzialità
Essenzialità è un'idea cardinale nella tradizione filosofica e, più recentemente, nella teoria della complessità. E' teoresi comune sia alle Indicazioni del 2004 che a quelle del 2007 ed è l'alternativa alla mera e riduttiva semplificazione. Essenziale nella scuola non è l'acquisizione di competenze ma di una pura, indifferenziata, aprente capacità di conoscere. Essenziale è ciò che invita a ulteriorità. Essenza dell'essenziale è l'amore.
Gabriele Boselli
Urca urca sbirulero
(ma anche sti cazzi però)
Berlinguer (non l'eroe di cui abbiamo bisogno)
1 giorno fa
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