lunedì 23 novembre 2009

Vorrei fotografare tutto

Torno a casa da scuola in macchina e guardo fuori. Sono felice, l'autunno mi piace. Vorrei fotografare tutto. Il signore con la tuta blu che carica sul camion le foglie secche; la donna in bicicletta con le calze di lana, col fazzoletto in testa e la borsina di plastica della spesa nel manubrio; quella vecchia fabbrica rossa svuotata di tutto che le sono rimaste in piedi solo le mura alte col tetto a punta, e sono tutte rotte, ci sono cresciute dentro anche le erbacce.

Mi piace, oggi, l'autunno. Ci sono tutti i colori, ci sono gli alberi che si perdono lungo l'argine, ci sono le case sparse qua e là mezze diroccate e a pezzi e senza le finestre e con tutta l'edera che s'arrampica fuori; quelle che a guardarle penso che mi viene voglia di fermarmi e entrare dentro e scoprire che ci abitava una strega e poi scappare via piena di paura; ci sono le gru, c'è il cielo grigio. Ci sono due alberi nel mezzo di un campo, sono vicini. Uno è grande e uno più piccolino. Si tengono compagnia e quando c'è il vento si fanno i dispetti, ma si vogliono bene. Sono uno maschio e l'altro femmina, e guardano la strada e le macchine, e non si annoiano mai. C'è l'uccello, sempre lo stesso e sempre nello stesso punto, che è in aria e sbatte le ali guardando giù. Tutte le volte mi chiedo cosa guarda. Sta lì per un sacco di tempo. Io corro veloce, ma lo so che lui sta lì parecchio a sbattere le ali e a guardar giù.

Là, in quel campo là, qualcuno deve averci svuotato una casa, ci sono delle robe bianche di ceramica rotte, vecchie, buttate per terra, sono dei vecchi cessi di ceramica, dei water, tutti accatastati, sembra che abbiano fatto un volo da lassù, dall'ultimo piano del palazzo. Fotograferei anche quelli. Poi, a guardarli, buttati lì così, si vede che sono cessi che li hanno usati e adesso non servono più, mi fanno un certo non so ché, mi viene in mente che hanno fatto la fine di quelle robe che non servono più e allora qualcuno le butta dalla finestra e poi ciao, basta, tanti saluti.

Vabbè, oggi sono felice, è bello l'autunno, è bello il cielo tutto grigio e lungo fino in fondo alla campagna, il campo grande e gli alberi spogli in fila sopra al fosso.
Mi piace abitare qui.

Vorrei fotografare tutto, ché tanto lo so che il paesaggio cambia e quando sarò grande non ci sarà più, non sarà più così, sarà tutt'un altro, me lo dice sempre il nonno che una volta non era così; e allora quando anche questo diventerà 'una volta' non sarà più così ma sarà tutt'un altro, sarà tutto diverso da adesso.

Ma non ce l'ho la macchina fotografica.

Va bene, fa lo stesso, non importa.

Tanto io lo fotografo dentro; perchè così, dentro, non si sciupa mai.

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