venerdì 29 aprile 2011

ciao, io sono La selvatica

Allora succede che vado ad aprire la serra dopo un inverno intero (serra a casa mia uguale nylon buttato sopra accrocchio di vasi in un angolo della terrazza, quella dietro), che è primavera e io in primavera arriva un giorno che sono solita mettere i fiorellini nelle terrazze.
Oggi era quel giorno, me lo diceva l'aria (sì, a me l'aria mi parla).
Allora succede che vado dai vasi e i vasi si trovano in uno stato di abbandono totale da mesi CINQUE. Dimenticati, trascurati, non curati, mai annaffiati. MAI. Niente.
Come sospetto, non c'è anima vegetale viva. D'inverno faccio la serra solo per sentirmi più donna organizzata dentro, un po' per raccontarmi che sono un'anima buona. In realtà sono una bestia.
E.
Alzo i vasi uno ad uno quando succede una cosa che lì per lì mi lascia con due occhi come bega: la vedo. Contro ogni logica razionale lei è lì, dritta, orgogliosa, fiera, bellissima. Una gerbera.
Ciao, io sono La selvatica (sì, a me le gerbere mi parlano).


E ora: cosa vorrò mai dire con questo fatto della gerbera viva dopo un lungo inverno di freddo, gelo e abbandono?
Ci son cose che sopravvivono nonostante tutto, cose che ce la fanno nonostante l'abbandono, l'incuria, la dimenticanza.
Cose che nascono sotto il segno della tenacia e non c'è destino avverso che tenga. Sopravvivono. Come la mia gerbera.
Adesso l'ho messa davanti alla porta di casa. L'ho curata.
Terriccio, acqua.
E' piccola, più bella che mai.
Ogni mattina, prima di andare via, me la guarderò: lei, il suo coraggio, il suo orgoglio, la sua audacia.

Nota bene: coltivazione e cura della gerbera
"Le gerbere non resistono al freddo, per questo motivo è considerata una pianta da appartamento, con l'accortezza di tenerla in stanze molto luminose. Nelle zone con clima mite è possibile creare delle belle macchie di colore in aiuola soleggiate, ma riparate. Durante il periodo invernale, le gerbere in vaso vengono ritirate all’interno ed è necessario un ambiente illuminato, dove la temperatura non scenda al di sotto di 5-7 gradi."

giovedì 21 aprile 2011

cantiere




(foto pensate e dedicate a lui)

- Posso dare il rosso?
- no.
- Dai, ti prego, solo un po', andiamo più veloce.
- no.

Niente, non posso altro che fotografarlo, l'oggetto del desiderio.
(non pensavo ci volesse la laurea in tirologia, comunque eh)

lunedì 18 aprile 2011

La posta di zia Susina che risponde a domande mai poste

Buongiorno a tutte, care donne sintonizzate nella posta di zia Susina che risponde a domande mai poste,
oggi desidero parlarvi di un fenomeno di comunicazione tra uomo e donna che coinvolge tutte le coppie secula seculorum. Vorrei trattare del delicato fenomeno comunicativo che avviene tutte le volte che il vostro uomo fa dei lavori e viene a chiedervi un consiglio.
Ebbene, sappiate fin da ora e per sempre che l'ultima cosa che il vostro uomo vuole da voi è un consiglio.
Certo, sarete sicuramente tratte in inganno dall'incipit della frase che vi pronuncia, che generalmente è: secondo te (...)?
Attente donne!
Ripeto: l'ultima cosa che il vostro uomo vuole è un consiglio.

Lui in realtà vi sta dicendo: puoi ascoltare l'idea che ho avuto, e poi darmi ragione?

Come rispondere quindi al quesito ingannevole di cui sopra?
Facile. Ricordate bene: voi dovete dire: tu come avresti pensato di fare? (perché lui sa esattamente cosa vuole fare).
Lui, che altro non chiedeva che esporvi il suo piano ingegnoso e articolato, vi dirà la sua idea. A questo punto (so che è dura, ma dovete cercare di farcela) voi direte che è un'OTTIMA idea, trovate che sia perfetta. Sforzatevi, perché dovete farlo anche se ciò che vi esporrà con una caterva di particolari combatte fortemente le leggi della fisica, della logica e del banale buon senso. Non importa.
Fase due: quando si accorgerà di aver sbagliato, voi dovete essere lì pronte, perché lui vi dirà: ecco! lo sapevo, visto? me lo avevi detto tu, che dovevo fare così! Quindi sarà stata colpa vostra. Assumetevene la resposabilità con la nota faccia da Bambi, lui vi perdonerà e la relazione è salva, così come la sua autostima.
Pace e bene, sorelle.

sabato 16 aprile 2011

delle volte prendo l'amaro prima del caffè della mattina

Lezione di grammatica della vita: futuro anteriore

- Maestra maestra! Gigetto ["Gigetto": il bambino degli esempi] mi ha dato un pugno!
- E io cosa dovrei fare?
- Dirgli qualcosa, non farlo più giocare! non è giusto, non si danno i pugni!
- Nononononono, non avete capito allora! Venite tutti qui, dobbiamo parlare subito.

I bambini raggiungono le panchine in cerchio e si inizia il dibattito, cioè parla la maestra e i bambini ascoltano, o al massimo finiscono le frasi, vanno abituati da piccoli.

- Allora bambini, ve l'ho già detto e ridetto, qual è la cosa più importante nella vita?
- Essere ricchi!
dicono in coro i bambini di questa scuola dove gli insegnanti inculcano le cose giuste, quelle in accordo con i genitori.
- Bravi. E anche...?
- Bellissimi
- Bravi! Giusto... non giusto, son concetti relativi! Perchè se siete ricchissimi, le leggi ve le fate da soli. Gigetto è ricco e dà un pugno? ma che problema c'è? Paga la maestra per giocare ancora, oppure da grande entra in politica (per uno ricco non è difficile, anche restarci e vincere a lungo) e cambia la legge, capito? Se prima dare pugni era sbagliato, adesso non lo è più. Puoi sempre dare dei soldi ai tuoi compagni di classe per far sì che dicano che per esempio non hai dato nessun pugno e che il bambino che l'ha ricevuto mente spudoratamente. Se sei povero invece, e Gigetto è ricco e ti dà un pugno, ti arrangi, sei un bugiardo e basta, e vai a piangere nel cantone più brutto della classe. Avete capito bambini? Guardate che questa cosa che vi dico è importante e dovete ricordarla sempre: nella vita bisogna fare tutto il possibile per diventare ricchi. E belli, ovvio.
- Maestra?
- Sì?
- Ma veramente io pensavo che la legge fosse uguale per tutti, ricchi e poveri, e se io do un pugno la maestra mi sgrida perché è una cosa sbagliata, magari chiedo scusa, ché mi è scappato, e poi si fa pace.
- Dove l'hai letto?
- Me l'ha detto la mia mamma.
- La tua mamma legge sicuramente libri comunisti che però tra poco spariranno, non ti preoccupare. Ripetete con me: ri-cchi, be-lli, ri-cchi. Bravi!
- Ma cosa c'entra la bellezza, maestra?
- C'entra c'entra. Tu intanto pensa a essere bello, vedrai che poi un posto in tv o in politica lo trovi, e diventi...
- Ricchissimo!
- Bravo! E ora andate a giocare, i bambini poveri per favore cerchino di non disturbare troppo, vi vogliamo bene lo stesso eh, però lo sapete che poi è peggio per voi.

mercoledì 13 aprile 2011

Pronto

Perché non diciamo più pronto chi parla? neanche al telefono fisso? Eh? Perché? Io da piccola dicevo pronto chi parla? Adesso si dice solo pronto, che poi chissà mai perché proprio pronto. Perché? perché siamo pronti? Io non sono quasi mai pronta, per la verità.
Impariamo cose strane dagli adulti per imitazione e senza chiederci perché, e poi tramandiamo inconsapevoli queste abitudini assurde. Ma un motivo c'è di sicuro e si perderà nella notte della telefonia e noi non lo sapremo mai. Magari le prime centraliniste dicevano Chi parla? Son pronta alla ricezione, e poi la seconda parte è caduta, magari nei tempi poteva sembrare anche un po' osè, va' a capire; oppure dicevano E' pronto, chi parla? nel senso del collegamento. Mah. Indagherò da vecchia, quando avrò tempo. Mi tengo questi passatemi per la noia della vecchiaia.
Al cellulare dici Ciao tizio. Lo vedi, chi è. Lo sai. Poi magari scappa anche che chiedi Dove sei? Non che ti interessi veramente, forse è un modo per dire Ti disturbo? Infatti c'è una mia amica che mi dice: Ciao, dove ti disturbo? Fa prima.
Comunque poco fa mi ha chiamato mia mamma al telefono fisso e io ho detto Pronto, e lei mi ha detto Sei a casa? Io le ho detto No, e infatti se ci pensi è molto strana questa cosa che io e te adesso stiamo parlando. Mi piace molto scherzare la mia mamma.
Tempo fa mi divertivo a rispondere in modo stupido tipo Bronzo, Parto, Dimmi tutto, Chi sei? Cosa vuoi? Ne abbiamo ancora? Così, mi piaceva mandare in confusione mia mamma, infatti era quasi sempre lei.
Una volta mi ricordo che mi ha chiamata e io ho tirato su la cornetta e ho detto Eh. e lei mi ha detto Lia? e io le ho detto: Dipende. Sei tu, madre mia? E se sei tu, perché non mi riconosci più? Eh? io carne della tua carne, sangue del tuo sangue, basta una cornetta, una banale tecnologia telefonica, un filo dentro un muro, a sentirsi così lontani gli uni dagli altri? Ha aspettato che finissi il mio lungo monologo melodrammatico e poi ha parlato come se niente fosse. Mi aveva riconosciuta.

Mio figlio di 5 anni non risponde, si identifica: dice nome, cognome e paese d'origine. Manca il codice fiscale ma è perché ancora non lo sa.
Basta, ho finito, non devo dire altro.
Lunga vita al telefono fisso e a mia madre.

martedì 12 aprile 2011

Intervalli

Andando a lavorare la mattina in macchina accendo la radio e sovente mi capita di sentire delle pubblicità con dei dialoghi veramente così, che ho pensato che forse sono capace anche io, anche io potrei fare la scrittrice di pubblicità, che ci vuole? Basta immaginarsi il prodotto e pensare alla situazione. E' un attimo.
Allora propongo queste due pubblicità, per me ho un futuro, datemi un consiglio, se devo continuare su questa strada.

Intervallo pubblicitario per la tv/1.
Prodotto: orologio da polso Marca Ics.

Scena: lei e lui in situazione intima in un campo
.

AAAAAAzione
!

- Ma tu mi hai mai amato?
- Sì, molto.
- Quando?
- Dalle otto alle dieci.
- Cosa? ma è pochissimo tempo. Son solo due ore!
- Mannò, non ti devi fermare all'apparenza: io ti ho amato dalle otto di una mattina alle dieci di un'altra mattina dopo un sacco di tempo.
- Ah, ho capito, certo.
- Certo.
- Ma 'nfatti.
- 'Nfatti, sì.
- Quindi mi hai amato in un intervallo. Tu ami a intervalli.
- Si può anche dire così.
- E adesso mi ami di nuovo?
- Certo, dalle 17,30.
- Di che era geologica?
- Di ieri.
- Ah, quindi adesso sono in un intervallo d'amore fresco.
- Certo.
- E cosa aspettavi a farmelo sapere?
- E perché.
- Vabbè, comunque adesso mi ami, quindi va bene.
- Tantissimo.
- E questo è quello che conta, direi.
- Certo. Baciamoci con amore qui su questo campo.
- Va bene.

Si baciano con amore, poi lui guarda in camera (gergo tecnico, l'ho imparato dal gergo tecnico) fiero come uomo che non deve chiedere mai, e mostra a tutti i telespettatori il suo orologio di Marca Ics sorridendo felice a 219 denti, perché grazie all'orologio di Marca Ics ha potuto conquistare la sua donna da vero uomo sicuro di sé che non deve chiedere mai.

Cioè, nel senso, questo è il messaggio della pubblicità, cioè se hai l'orologio giusto conti bene gli intervalli, nel senso... ma si capisce?

***

Intervallo pubblicitario per la tv/2.
Prodotto: deodorante
M'inchiodòr.
Scena: sempre lei e lui in situazione intima in un campo
.

AAAAAzione!


- Senti amore! respiraaaahaa, lo senti che profumo di primavera che c'è nell'aria?
- Veramente io sento puzza di letame.
- Ma no, no! Amore senti, respira a pieni polmoni, senti che profumo di primavera!
- Eh sì dai, insomma.
- Sai amore, quando uno è felice tutto risplende nell'intorno. E credo proprio che questa sia in assoluto l'essenza della felicità: sentire profumo di primavera anche in mezzo allo sterco di vacca.

Lui guarda in camera e mostra fiero il suo deodorante (perché lui nel prato con la sua bella sulla coperta ha sempre a portata di mano il deodorante stick m'inchiodòr con il quale ha conquistato la sua donna che così sentirà profumo di primavera anche in mezzo a un campo coltivato fresco di sterco di vacca).

Cioè, si capisce il senso? nel senso che il profumo di questo deodorante emanato dall'uomo creerà in lei una tale felicità... ma si capisce? che lei dopo non sente nemmeno l'odore della cacca di vacca, capito? sente solo il profumo di m'inchiodòr e vuole sposarlo subito, capito? ma si capisce? Qui c'è anche tutta una metafora molto profonda ma non ve la posso spiegare, ovviamente va evinta.

***
Se mi fate sapere, grazie, credo che siano due idee brillantisime, cioè, se mi fate sapere se ho un futuro, per me ce l'ho, ma non vorrei illudermi, credo che quello lì pubblicitario tutto sommato sia un mondo molto difficile.

martedì 5 aprile 2011

segnali

Ci sono dei fatti nella vita, come delle coincidenze, che ti fanno capire che quello che stai facendo, come dire, è nell'ordine giusto delle cose, che va bene così, è la strada. Come quella volta che io e la mia amica Francesca eravamo a Bariloche e andavamo su per la montagna, era estate, non c'era nessuno, io dicevo Saliamo, saliamo, voglio arrivare fino a là, e là era un sacco dopo, in alto, e lei mi diceva Guarda che la montagna frega, non è vicino, e io Sì sì, andiamo. Poi arrivate in cima c'era anche la neve, la mia amica mi diceva Fotografa che questa la racconto, fin dove siamo arrivate (era anche un po' incazzata per la fatica, secondo me), e c'era un paesaggio che non vi sto a dire, ci siamo sedute su una roccia che sembrava una poltrona messa lì per guardare sotto e tutt'intorno, dava l'idea dell'infinito, non conosco la montagna ma quella volta sembrava proprio così, l'infinito. E io ho detto Qui manca che passi un'aquila e direi che nella vita posso anche morire, che le ho viste tutte (a 19 anni si fanno queste pensate idiote). E l'aquila è passata, è arrivata da lontano, un volo meraviglioso, era enorme, splendida, mi batteva il cuore forte, mi ricordo. Io mi son sentita di un pieno interiore che faccio fatica a spiegare (poi lasciamo perdere che eravamo solo io e lei e io sapevo da Piero Angela che le aquile tirano su anche le pecore dalla forza che hanno. Quindi mi è venuto da fare un pensiero, ho pensato: e se ci tira su a me e a te e poi ci porta nel suo nido per i suoi pulcini di aquila? Io avevo paura davvero, la Francesca mi guardava come dire Sei scema proprio. Lei sapeva sempre come tranquillizzarmi).

E insomma dico questo perché nella vita ci sono dei fatti che ti fanno capire che sei nel giusto, come oggi che con i bambini a scuola siamo andati al mare a piedi (a noi ci basta attraversare la strada, siam fortunelli) per sentire i suoni della natura, in particolare le onde, perché c'è un amico pirata che ci ha detto che è arrivato in un'isola della musica e che là la natura suona. Allora siamo andati a sentire se il mare suonava, e insomma lì c'era un signore che pescava, i bambini avevano visto una cassa strana e la volevano, credevano fosse un messaggio del pirata, ma era in acqua e io non mi volevo bagnare, allora ho detto Ci aiuta il signore qui, che ha gli stivali, e lui era felice di aiutarci, è andato a prendere la cassa ma era solo una cassetta della frutta, niente messaggio, ci abbiamo messo le conchiglie, e comunque quel signore con gli stivali era Raul Casadei.
Abbiamo fatto un sacco di chiacchiere e ci ha anche fatto l'autografo e le foto e abbiamo cantato Ciao Mare e comunque anche lui una volta era un maestro elementare.

Insomma, volevo dire che secondo me questo è un segnale che ci dice che siamo sulla buona strada.