venerdì 31 gennaio 2014

Uno che si era perso

Stimolo: ho visto uno che si era perso.

Dicono che sono matto perché sbaglio strada. Sbaglio strada e devo tornare indietro, quando sono con la bicicletta, anche quando sono a piedi. Sbaglio strada, per esempio vado dritto invece di girare; la strada la so ma la sbaglio, vado dritto e dovrei girare, oppure giro, e invece dovevo andare dritto. Dicono: quello è matto, chissà dove ha la testa, sbaglia strada. Dicono: quello non sa nemmeno dove va, parla da solo, e sbaglia strada. Lo so che lo dicono, perché non si deve sbagliare strada, se uno deve andare di là va di là, fa la strada giusta, va dritto se deve andare dritto e gira se deve girare, non si deve sbagliare strada, non si fa, che senso ha? Non si fa, se si deve andare di là si va di là, punto e basta.


Io invece mi sbaglio quindi poi devo tornare indietro, e per via di questo fatto alla fine succede che faccio tanta strada in più, passo molto tempo per strada. 
Mi dicono: vai dritto per la tua strada, stai attento questa volta, e invece poi succede che mi sbaglio.

Un giorno che ho sbagliato strada ho visto un bambino fuori da un supermercato che era dentro a uno scatolone e giocava e mi sembrava felice del suo scatolone. Un altro giorno ho visto una signora che stendeva i panni, si capivano tante cose da quei panni stesi.
Un giorno uno mi ha chiesto se ero del posto, che si era perso, gli ho detto sì, che ero del posto, mi ha chiesto dove era la farmacia, gli ho detto non lo so mi sono perso anche io, e allora sono smontato dalla bicicletta e abbiamo cercato la farmacia insieme e intanto che camminavamo mi ha raccontato che prendeva le pastiglie per la pressione e anche delle altre pastiglie, una lista lunga di pastiglie, ma non ricordo per cosa, e che la notte non la dorme più come prima, e un sacco di altri fatti. Lui si capiva che non aveva mai sbagliato strada apposta in vita sua. Un altro giorno che prima non pioveva, poi invece si è messo a piovere e io mi sono dovuto riparare sotto un riparo di fortuna, una tettoia di lamiera, son stato lì tranquillo a sentire la pioggia cadere e un altro giorno che non sapevo più dove ero finito, c'era un raduno di uccelli sopra un albero, forse decidevano dove emigrare, perché era quel periodo dell'anno che gli uccelli partono, e forse decidevano che strada prendere, oppure chi doveva stare davanti per primo, erano tantissimi e non sembravano andare molto d'accordo. Facevano un casino.
Un giorno c'era la luna di giorno e sembrava che s'era infilata  tra due alberi, sembrava.

Dicono che sono matto. Io, delle volte, lo faccio apposta a sbagliare strada ma non glielo posso dire, non mi fanno più uscire. E comunque uno non può fare apposta a essere matto, secondo me.   Dicono che sono matto perché sbaglio strada, perché quelli che non sono matti mica si inventano di sbagliare strada, dicono.  Non m'importa se mi dicono che sono matto, basta che mi lascino uscire e sbagliare strada, anche se ogni tanto mi devono venire a prendere. 
Io però quando mi vengono a prendere non glielo dico mai che l'ho fatto apposta. 

Son mica matto. 

"Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi é sfogliare il libro e invece correre é solo guardarne soltanto la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza, conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada. (F. Cassano, Il pensiero meridiano, Laterza, 1996, in: G. Zavalloni,  La pedagogia della lumaca, EMI 2012).

giovedì 9 gennaio 2014

sussidiario del nonno, 1923 (continua)

(come non rispondere a richiesta di un altro paragrafo?)

Educazione morale e istituzione civile
 
DOVERI DELLO SCOLARO

   Dopo la famiglia, la prima società in cui vivono i fanciulli e la scuola.
  La scuola insegna non soltanto le varie materie, o discipline, ma insegna anche a vivere nella società civile, a compiere i propri doveri, a conoscere i propri diritti.
   La scuola ha il suo regolamento che la governa e le autorità che la dirigono: i Maestri, il Direttore, gli Ispettori, il Provveditore.
  Gli scolari devono tenere nella scuola un contegno esemplare, rispettare l'orario, star composti ed attenti alle lezioni, presentarsi alla scuola puliti e ordinati nelle vesti e nella persona. Devono imparare le lezioni assegnate, e eseguire i lavori scritti imposti.
   I Maestri insegnano agli scolari a conservarsi sani e forti, li istruiscono, li educano e dànno loro i primi principi del sapere necessario per il loro perfezionamento.
    Gli scolari devono amare, rispettare ed onorare i maestri.
    E' cattivo quel ragazzo che disubbidisce al maestro e non serba per lui riconoscenza e gratitudine.
   E' dovere di ogni scolaro ben educato amare i compagni come fratelli, aiutarli se ne hanno bisogno, compatirli se mancano, consigliarli, usare con loro l'urbanità e gentilezza di parole e di modi.
   Non adempie ai propri doveri verso i compagni chi mostra invidia per i più bravi e deride i meno intelligenti; chi non compatisce i difetti altrui e gode dei castighi degli altri; chi non perdona le offese ricevute e mantiene inimicizie; chi accusa e calunnia.
   Il buono e bravo scolaro, insomma, rispetta ed ama la scuola come il tempio del sapere e della virtù; non imbratta i muri e le pareti, non isporca il pavimento, non insudicia o guasta i banchi, non reca alcun danno alle suppellettili.

Esercizi. - Riflettete e poi rispondete. - 1. Che cosa ci insegna la scuola? - 2. Quali sono le autorità della scuola? - 3. Quali sono i doveri degli scolari? - 4. Quali doveri ha lo scolaro verso i maestri? Verso i compagni? Verso le suppellettili?

(Da: "Il mio sapere",  editore Sandron, 1923, p. 329/330)