mercoledì 16 maggio 2012

oggi vorrei

Oggi vorrei che qualcuno si sedesse di fianco a me a raccontarmi una delle storie di Shakespeare come ha fatto una volta la Mary, me lo ricordo ancora, aspettavamo il treno sedute su una panchina e lei mi raccontava questa storia, a me e solo a me.

E io la ascoltavo e la guardavo con due occhi così, era così brava, e mi sembrava la storia più bella che avessi mai sentito.

domenica 13 maggio 2012

so 'nda al mercà

Questo è un periodo un po' strano che non mi piace niente, non so bene; però ieri sono andata al mercato in bicicletta.
E' bello andare al mercato in bicicletta.

Ero al banco delle scarpe per vedere se c'erano un paio di sandali. C'era una signora che aveva in mano delle scarpette ballerine col tacco.
Dice: Ma queste che numero sono? Trentotto, gli risponde il signore e lei non ci crede, dice No, non sono il 38, e allora il signore dice Sì, sono Suola38. E lo ripetono, questo balletto della suola 38, diverse volte. Finché lei se le prova e le vanno strette e bofonchia tra sé e sé che Vedi che non sono mica il 38 queste qui, e allora lui dice Le sono strette? Si vede che lei ha il 38 e mezzo. E lei, che avrà avuto più o meno sessant'anni, scopriva solo adesso che aveva il 38 e mezzo. Non so, per me lei era triste di questa scoperta, ma nello stesso tempo glielo leggevi negli occhi che lo avrebbe ammazzato, a Suola38.

Poi c'era una coppia, lui aveva preso in mano un paio di scarpe e gliele stava mostrando e lei ha detto: Ma dimmi, Franco, cosa ti piace di quelle scarpe? Lui ha fa Boh con le spalle e con la bocca e le ha rimesse giù, ma secondo me se le sarebbe comprate, a esser solo.

Al mercato poi sono andata a comprare le verdure; ho mostrato al signore la dieci euro: Devo stare dentro questi, gli dico, Io ti chiedo le verdure e poi mi dici te quando basta, va bene? Va bene. E ho comprato l'insalata, i radicchini, i ravanelli, le mele, le fragole, le zucchine, gli asparagi e poi, visto che c'era, m'ha messo nella borsa anche gli odori.
E come una signora fiera mi dirigo con le mie sportine di plastica sui manubri, una di qua e una di là, verso il ponte di Tiberio.

Ci sono un gruppetto di fresca gioventù, (diciamo) che son lì a chiacchierare e a un certo punto uno guarda il bar e dice: Oh, ci prendiamo un caffè? E l'altro giovane (diciamo) lo guarda con lo sgardo che dice testualmente testaclà, che sarebbe come dire Ma pensa te, questo qui, cosa gli viene in mente alle undici e mezza della mattina di prendersi un caffè. Allora il primo giovane, (diciamo) guarda di nuovo il bar e non gli è passata questa voglia del caffè e allora rilancia con il giovane numero tre, gli dice: Ci prendiamo un caffè, allora, dai. E il giovane numero tre non dice testaclà ma dice con un tono un pochetto seccato: Ma lo sai che io il caffè non lo prendo a quest'ora!, e allora ha guardato il giovane numero quattro che l'ha chiusa in bellezza dicendo: A quest'ora in questura il questore non c'era!
E niente, il primo giovane (diciamo) ha rinunciato al caffè facendo spallucce. Poi secondo me ha anche pensato che a prendere il caffè alle undici e mezza c'era il rischio che a casa si prendeva le parole dalla (diciamo) giovane consorte.

E poi continuo in questo racconto del mercato dicendo che una signora con la bicicletta parlava al cellulare e diceva che aveva perso il borsellino là al banco dei fiori e che tornava a vedere se lo trovava; ma secondo me non lo trovava più, dico io così a occhio e croce.

Alla fine, pedalando lentamente verso casa ho pensato che quando vai, devi andare lentamente, altrimenti ti perdi tutta della gran vita, intorno.