venerdì 28 dicembre 2018

oggi ho fatto la sfoglia

Oggi ho fatto la sfoglia, e mentre facevo la sfoglia mi son venute su delle immagini, e mi è venuta su anche una poesia mezza in italiano e mezza in romagnolo, e allora ho chiesto a mio suocero di tradurmela (forse abbiamo ciccato qualcosa grammaticalmente, ci scuseranno).
La poesia è questa:

La mi nona

La mi nona l'an gn'é piò
ma s'la i fuss, oz,
e l'am avdess
ca tir la sfoia
t'a i dè trop ad forza
sa che sciadùr*,
l'am girì,
che pu, ut vin al pighi.
E pu l'am darì una paca se cul
e la ciapereb e' sciadur
sal su meni pini ad cal
per fem avdoi
e tal è da stie axé,
prima fura e pu in drointa
e dai d'la faroina,
l'am girì.
Pu l'am dareb indrì e' sciadùr
to', e via andare.

Su i fuss la mi nona
l'ha da sciuché*, la sfoia, axé, ve',
l'am girì,
s'un un'uceda buona
ad chi cut vo ben
enca st'è fat di paciug.

Ma la mi nona
l'an gn'é piò,
l'ha elt da fe, adess;
ma per me, li, da bon,
la è propri a que, dri me,
ca l'am guerda
e l'am me indrezza
in toti al sfoi
ca faz sciuché.

*questo -sci- va letto s-ciuché, s-ciadùr, con la c dolce, per intenderci. Ma se potete, fatevela leggere da un romagnolo.


Traduzione:

La mia nonna

La mia nonna non c'è più
ma se ci fosse, oggi,
e mi vedesse
che tiro la sfoglia,
ci dai troppa forza, 
con quel mattarello,
mi direbbe,
che poi ti vengono le pieghe.
E poi mi darebbe una pacca sul culo
e prenderebbe il mattarello
con le sue mani piene di calli
per farmi vedere
devi stendere così
prima fuori poi dentro
e metti la farina,
mi direbbe.
Poi mi restituirebbe il mattarello,
tieni, e via andare.

Se ci fosse la mia nonna
deve schioccare la sfoglia, così, guarda,
mi direbbe,
con quello sguardo buono
di chi ti vuol bene
anche quando fai i paciughi.

Ma la mia nonna
non c'è più,
ha altro da fare adesso;
ma per me, lei, in verità,
è proprio qui, dietro di me,
mi guarda,
e mi guida
in tutte le sfoglie
che faccio schioccare.


venerdì 14 dicembre 2018

reperto

Ho trovato un reperto in ciclostile che risale al lontano aprile 1981, è una raccolta di "testi, storie, dialoghi" (grazie maestre e maestri), seconda elementare, avevamo sette anni e mezzo. Quello che segue è il mio contributo per il capitolo "Storie inventate". 
Riporto fedelmente:

Al brindisi si rompe il bicchiere

Un uomo è andato in un bar dove c'era una festa e ogni volta che faceva un brindisi si rompeva il bicchiere e l'uomo faceva un salto e si spaventava. Dopo, quando finì la festa, l'uomo era quasi distrutto. Arrivò un ubriaco che aveva bevuto tanto vino e disse all'uomo: -  Facciamo un brindisi? -. L'uomo rispose: - No! no ne ho già viste delle belle e mi sono spaventato -. Allora l'ubriaco lo fece da solo. Allora l'uomo pensò: - Se anch'io diventassi ubriaco cosa accadrebbe, forse mi divertirei, proviamo! - . Chiese al barista un bicchiere di Wischy, ma il barista non ne aveva più, aveva solo vino; allora l'uomo volle vino, lo bevve ma non diventò ubriaco. Disperato non sapeva come fare, allora lo chiese al barista che gli chiese: - Vuoi diventare ubriaco? sei matto? - e l'uomo rispose: - Sì perché, non si può, è pericoloso? -. Il barista gli spiegò tutto quello che era successo a due ubriachi. Gianni insisteva e voleva diventare ubriaco a tutti i costi. Gianni credeva di divertirsi e invece era pericoloso perché si poteva ammalare. Gianni andò in casa in cantina e bevve tutto il vino che c'era. Poi ritornò al bar credendo che ci fosse l'altro ubriaco e invece era morto. Allora Gianni si fece curare subito da  un dottore perché non voleva morire, il dottore arrivò subito e non fece che curarlo.